mercoledì 9 dicembre 2015

Una cosa impossibile

Il clima è impazzito, lo sappiamo tutti. Ma dire “il clima” è soltanto un sollevamento di responsabilità: siamo noi ad essere diventati matti. Consumiamo, bruciamo, gettiamo via, compriamo in continuazione e, come in una dimostrazione per assurdo, ci sentiamo sempre meno felici.
C’è una soluzione? Voglio credere di sì, ma lo dobbiamo credere tutti. Facile? Non direi proprio. Eppure dobbiamo provarci e io, nella mia ingenuità, che all’avvicinarsi del Natale aumenta esponenzialmente, mi illudo che sia davvero una meta raggiungibile.
La parola d’ordine dovrebbe essere lentezza. Facciamo finta che io, per ventiquattr’ore, abbia i superpoteri di Mork, quello di Mork e Mindy (il mai abbastanza lodato Robin Williams ai suoi esordi) e faccia in modo che voi, che state leggendo, all’improvviso, sentiate il bisogno di rallentare.
Niente zapping in tv, ma un canale solo per tutta la sera o, meglio ancora, un bel libro, una chiacchierata lavorando a maglia, una tisana sotto le coperte ascoltando musica. Il mattino dopo niente corse contro il traffico, ma una sana pedalata o il treno, su cui su può anche continuare la lettura del libro della sera prima. Alla fine del lavoro, dove rallentare non dipende soltanto da noi, purtroppo (ma su questo possiamo lavorare tutti insieme), una bella camminata fino alla palestra, dove arriveremo con il riscaldamento già fatto. E così via, fino alla sera stessa.
Impossibile, lo so. Ma se non proviamo ad allenarci a pensare a cose impossibili, non riusciremo mai a realizzarle. Del resto, come dice la Regina in Alice attraverso lo specchio:
«Quando ero giovane, mi esercitavo sempre mezz'ora al giorno. A volte riuscivo a credere anche a sei cose impossibili prima di colazione».
E se non ci alleniamo nemmeno a Natale, quando potremmo farlo? 

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