Il
clima è impazzito, lo sappiamo tutti. Ma dire “il clima” è soltanto un
sollevamento di responsabilità: siamo noi ad essere diventati matti.
Consumiamo, bruciamo, gettiamo via, compriamo in continuazione e, come in una dimostrazione
per assurdo, ci sentiamo sempre meno felici.
C’è
una soluzione? Voglio credere di sì, ma lo dobbiamo credere tutti. Facile? Non
direi proprio. Eppure dobbiamo provarci e io, nella mia ingenuità, che all’avvicinarsi
del Natale aumenta esponenzialmente, mi illudo che sia davvero una meta
raggiungibile.
La
parola d’ordine dovrebbe essere lentezza.
Facciamo finta che io, per ventiquattr’ore, abbia i superpoteri di Mork, quello
di Mork e Mindy (il mai abbastanza lodato
Robin Williams ai suoi esordi) e faccia in modo che voi, che state leggendo,
all’improvviso, sentiate il bisogno di rallentare.
Niente
zapping in tv, ma un canale solo per tutta la sera o, meglio ancora, un bel
libro, una chiacchierata lavorando a maglia, una tisana sotto le coperte
ascoltando musica. Il mattino dopo niente corse contro il traffico, ma una sana
pedalata o il treno, su cui su può anche continuare la lettura del libro della
sera prima. Alla fine del lavoro, dove rallentare non dipende soltanto da noi,
purtroppo (ma su questo possiamo lavorare tutti insieme), una bella camminata
fino alla palestra, dove arriveremo con il riscaldamento già fatto. E così via,
fino alla sera stessa.
Impossibile,
lo so. Ma se non proviamo ad allenarci a pensare a cose impossibili, non
riusciremo mai a realizzarle. Del resto, come dice la Regina in Alice attraverso lo specchio:
«Quando ero giovane, mi esercitavo sempre mezz'ora al giorno.
A volte riuscivo a credere anche a sei cose impossibili prima di colazione».
E se non ci
alleniamo nemmeno a Natale, quando potremmo farlo?
Nessun commento:
Posta un commento