giovedì 20 giugno 2013

Edoardo Favaron, Il cinema di Uwe Boll, Universitalia


Incontro Edoardo Favaron in un calmo sabato pomeriggio, a un mese dalla pubblicazione del suo libro Il cinema di Uwe Boll. Lo chiamavano il regista peggiore del mondo, Universitalia edizioni.
Ventisettenne di Giaveno, attivo da dieci anni come volontario al cinema teatro San Lorenzo, si occupa di spettacolo in ogni momento del suo poco tempo libero; scrive recensioni per un sito specializzato, gira cortometraggi e, appena può, se la svigna ad un festival.
”Quando ho inviato il manoscritto, mi hanno risposto tre case editrici – mi spiega tranquillo, davanti ad un caffè, - e ho potuto scegliere quella che mi convinceva di più. In effetti già con la prima tiratura di millecinquecento copie mi sta dando soddisfazioni, l’editore mi segue con attenzione, e la distribuzione funziona. Il mio libro lo si può trovare nelle librerie della zona e anche in tutte le libreria specializzate d’Italia.”
Il cinema di Uwe Boll è un saggio sull’opera di questo originalissimo regista, che si è dedicato per tutta la carriera a pellicole cosiddette “di serie B”, ovvero di quel cinema che punta agli effetti visivi, a scatenare emozioni e che, pur avendo talvolta anche nomi famosi tra gli interpreti, non passa nelle sale cinematografiche, per arrivare direttamente alla distribuzione in Dvd o Blu-ray.
“E’ un regista che seguo da anni, che ho cominciato a scoprire perché ero incuriosito dalle critiche feroci che riceveva. Avevo visto alcuni dei film usciti in Italia: House of the dead, In the name of the king, e mi erano piaciuti, ma io sono un amante dei film di serie B - ammette con un sorriso. – Comunque, nonostante i suoi gesti spettacolari e un po’ furbeschi, come sfidare ad un incontro di boxe i critici che lo avevano denigrato, o invitare ad una raccolta firme per fargli cessare la carriera, è un artista che ha saputo evolversi e crescere.”
L’approccio iniziale è stato quello dei videogame, che lo hanno ispirato e continuano a fornirgli soggetti per le pellicole, ma negli ultimi tempi Uwe Boll si è dedicato anche a documentari destinati ad un pubblico ben diverso. Il disagio adolescenziale, l’attacco al consumismo, la tragedia del Darfur, sono temi che ben si discostano dagli action-movies adolescenziali.
“Il suo documentario su Auschwitz, presentato al festival di Berlino, è stato massacrato dalla critica e eliminato dal festival – spiega Edoardo, - e adesso è quasi impossibile vederlo. Io ci sono riuscito e ho capito il perché: non toglie niente della crudezza e spietatezza di quel campo di concentramento. E’ ovvio che non sia piaciuto ai tedeschi.”
Eppure è un tedesco anche lui, nonostante abiti negli Stati Uniti da molti anni: forse per questo il suo punto di vista è ancora più scomodo.
Favaron continua a raccontare di come lo ha incontrato a Cannes, della sua intervista via Skype e di come lo stesso Boll si sia dimostrato entusiasta all’idea di un saggio dedicato a lui e alla sua arte.
“La passione per il cinema mi è stata trasmessa da mia mamma e da mio nonno, ed è cresciuta negli anni – dice come spiegazione. -  In quinta superiore ho avuto la fortuna di vincere il premio Grinzane Cavour Scuola, con una recensione sul Torino Horror Film Fest. Da lì, la scelta della facoltà universitaria e la laurea in Rappresentazione Audiovisiva e Multimediale sono state una continuazione quasi necessaria.”
Come l’amore per la scrittura, aggiungo io. Racconti, recensioni cinematografiche, sceneggiature per cortometraggi poi presentati ai Festival di Torino, l’attività di Edoardo prosegue nel corso degli anni. E adesso il libro, non come conclusione, ma come inizio.
Seduti ad un tavolino rotondo sotto i portici, continuiamo a parlare, di cinema, di libri, di progetti e, complice un acquazzone improvviso, mi sembra di essere a Parigi. Quasi mi stupisco di non indossare un dolcevita nero e di non tenere fra le dita una Gauloise.
 
Edoardo Favaron presenterà Il cinema di Uwe Boll
ad Avigliana,
alla Casa dei Libri, giovedì 27 giugno alle ore 21.

Favaron è stato ospite del Fantafestival di Villa Borghese a Roma, giovedì 13 giugno e al Treff di Giaveno la sera del 14 giugno, per Il salotto di Mao.
 
Il trailer di House of the dead:

 

 

mercoledì 12 giugno 2013

Enrico Pandiani, La donna di troppo, Rizzoli


 
 
Piazza san Lorenzo prepara l'arrivo di Pandiani a Giaveno
  I portici di piazza Vittorio sono illuminati da una luce geometrica, che li accarezza con ombre regolari; Bosdaves si gode la vista verso la Gran Madre, facendo una tardiva colazione, prima di recarsi nel suo ufficio. Si rende conto che spiare coppie clandestine non può essere considerato tra i mestieri più dignitosi, ma quando non ci sono intoppi si può tirar fuori qualcosa di buono. Forse quando era in Polizia poteva sentirsi più meritevole, e magari evitare qualche senso di colpa; ma la libertà di potersi scegliere i casi, di poter usare l’intuito come uno strumento di lavoro, e soprattutto di essere padroni di se stessi, sono un piacere irrinunciabile.
Si alza dal tavolino, incamminandosi senza fretta verso il suo ufficio, quando uno schianto di lamiere, seguito da clacson e grida, sconvolge i passanti, che subito si accalcano in quella direzione. Bosdaves segue la folla curiosa e sgomitante: un’auto di lusso è capovolta nel fiume.
Mentre nell’aria comincia a spandersi il sibilo delle sirene, Bosdaves si allontana: meglio non farsi coinvolgere da problemi di cui non vale la pena occuparsi. Si infila nel palazzo di via Napione, sale le scale e attraversa la porta a vetri con la scritta “Investigazioni private”, dove Pietro Bona, segretario giovane ed efficiente, sta aspettando notizie. E anche qualche cliente, dato che, a quanto pare, non è che il lavoro li stia sommergendo; anzi, forse non si dovrebbe rifiutare neanche la semplice consulenza che quello scrittore ha chiesto, offrendosi di pagare la tariffa intera.Non è così che si immaginava le sue giornate a Torino, questa città che ancora deve imparare a conoscere, con le sue vie dritte e regolari, con la sua vita notturna così variegata. Quello che ci vorrebbe davvero è un bel caso complicato, dove poter dimostrare appieno l’abilità acquisita. Ci vorrebbe un cliente imprevisto, con una richiesta particolare; forse come questa elegante signora che ora entra nel suo ufficio e che si presenta con l’aura sofisticata della Torino-bene, la Torino degli industriali, dei circoli esclusivi, delle residenze lussuose.
E del denaro facile.
 
 
Enrico Pandiani è stato con noi alla rassegna
Libri in valigia lunedì 17 giugno,
a Giaveno
 


 
 
 

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