Continuando
con il gioco degli accostamenti, mi sono chiesta, invece a cosa si potrebbe
affiancare la parola “Avvento”. È una di quelle parole evocative, che non è
facile sentire per caso, magari in una conversazione rubata sul treno o al bar.
È difficile immaginare qualcuno che, parlando al cellulare, infili una frase
come “ma sai che è già iniziato l’Avvento?” oppure “se venite a cena sabato vi
preparo la torta dell’Avvento”.
Natale
è un termine più sfruttato, anche da chi del Natale in sé se ne frega altamente.
“Ci vediamo alla cena di Natale?” dicono. Perché gli accostamenti di parole
fanno la differenza: pranzo di Natale, regali di Natale, auguri, festa,
vacanze, pacchi, carta, decorazioni, vetrine… Invece con Avvento si possono
usare al massimo due parole: “periodo” e “giorni”, oltre, naturalmente, a
“calendario”.
Eppure
in questi giorni ho notato che l’idea
del Calendario del’Avvento è ancora molto attuale, forse più attuale che mai.
Perché?
Ho
deciso che la risposta è una certa voglia di riflessione; il desiderio di
fermarsi, di guardarsi intorno con una nuova curiosità. Forse mi sbaglio, ma
intanto mi illudo che sia davvero così. Forse, per una volta, i fattacci che
continuano ad ispessire i quotidiani, che tolgono la serenità a chi viaggia in
aereo nelle grandi capitali o l’obiettività a chi li commenta con gli amici,
inducono la gente ad un approfondimento.
Non
so quali siano le conclusioni di questi ragionamenti, ma in ogni caso saranno
un buon punto di partenza: riflettere non può che portare a risultati positivi.
Gli scrittori ci stanno aiutando, con i loro Calendari dell’Avvento, con le
loro riflessioni, magari non del tutto corrette, ma comunque ottimi spunti per
approfondimenti, analisi, confronti.
Approfittiamone.
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