Ragionamenti ripidi

Vivere in montagna.

Spalancare la finestra e sentirsi già sulla cima dei monti; uscire di casa per camminare su strade in salita, salutando tutti; vedere i torrenti gonfiarsi in primavera, i pendii scurirsi di verde in estate e divenire candidi in inverno.
Osservare con trepidazione i frutti che si colorano sui rami delle piante, nelle file dell'orto, e gustare il loro profumo e il loro sapore semplicemente allungando una mano.



E poi, spalare la neve nei mattini gelidi di febbraio, svegliarsi alle sei del mattino col dolce ronzio di un tosaerba nel rovente mese di luglio e pagare spropositate bollette per il metano nei gelidi bimestri invernali.

E poi leggere, leggere, e ancora leggere, coccolati dal tepore della stufa a legna, dal fruscio e dal profumo dei funghi in autunno, dal bianco accecante della neve in inverno.
Parlare di libri e di autori con gli amici dalle unghie ancora sporche di terra, con scrittori venuti a godersi il fresco della tramontana, con chi si toglie giacca e cravatta e si gusta un bicchiere con vista sui monti.


2 commenti:

  1. Non so se è previsto (da te..) che si postino commenti su queste pagine. Ma il blog me lo consente quindi io vado. La prima cosa che ho pensato leggendo è che io sono cresciuto a poche decine di metri da casa tua. Montagna? La prima risposta è stata no. 550 m sul livello del mare, sul fondo di una valle spaziosa, talmente ampia da non apparire come una valle quando ci sei dentro, penso ad esempio in confronto con la valle dell'orco o le valli del cuneese. Qualche esagitato di alpinismo si spingerebbe a dire che nemmeno le cime che chiudono la valle sono vere montagne, 2200 m e nessuna parete, quella non è montagna.
    Ma rimane il fatto che sono cresciuto a poche decine di metri da casa tua. Ho letto pagine scaldato da una stufa mentre, finalmente, si decideva a nevicare sul serio. Sono andato ad arrampicare la sera, uscito dal lavoro (!), con 5 minuti di macchina. E finito l'ultimo tiro 10 minuti dopo ero con le gambe sotto il tavolo. Spesso il tuo tavolo. Sono uscito in bici affrontando la prima salita 60 metri fuori dal mio cancello, infilandomi in un bosco pochi minuti dopo per uscirne solo alla fine del giro. Ho capito, solo dopo, quando mi sono trasferito in città, il piacere di entrare in un bar o dal panettiere al mattino, trovarci dentro persone senza troppa fretta, con addosso vestiti comprati ormai da qualche anno e senza nomi importanti, che parlano tutti allo stesso modo, che non è italiano, e nemmeno una delle tante lingue dell'immigrazione, è il suono della valle, un dialetto pulito, con sfumature preziose che ne indicano con precisione (sto parlando di gruppi di case che distano poche centinaia di metri..) la provenienza. Quindi mi devo arrendere al fatto che questa, la tua, per me è davvero montagna. Devo concludere che per me la montagna non è più altitudine, pareti, cime impervie difficili da conquistare, per quanto tu sappia con quanta passione tenti ogni settimana di scalarne qualcuna. È affetto, ricordi e sensazioni. Tempi e modi di vivere. Il ripido é nella mia testa prima di esserlo nel territorio che mi circonda.

    M.

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