mercoledì 24 settembre 2014

Tiziano Fratus, L'Italia è un bosco, Laterza



«In Italia abbiamo l’80 per cento del patrimonio culturale del mondo». Quante volte abbiamo sentito pronunciare questa frase, magari con qualche lieve differenza sulla percentuale? Nei toni più ottimistici, e spesso polemici, si riesce a sfiorare il cento per cento, per recriminare poi l’imperizia con cui la nostra classe politica e burocratica nasconde questi tesori in cantine o dentro cantieri perenni.
In ogni caso, che l’Italia sia meravigliosa e ricca di fascino è un dato di fatto indiscutibile: cattedrali rinascimentali, abbazie, intere città attirano turisti di ogni parte del mondo, come le nostre bellezze naturali. Basti una cifra (precisa, questa volta) come esempio: in Italia sono presenti 50 siti Unesco sui 1007 di tutto il mondo; ovvero cinquanta luoghi così preziosi che l’intera umanità deve impegnarsi per curarli e preservarli.
A far parte di questo raggruppamento non sono solamente le opere d’arte, ma anche il patrimonio naturale italiano, quelle meraviglie della natura per cui l’uomo non può addursi alcun merito, semmai quello di aver lasciato tutto intatto, cosa che troppo poco spesso accade. E tutto ciò senza contare i meravigliosi boschi che colorano e nutrono la nostra penisola.
Quando ho letto, anzi ho spiluccato, gustando come uno zibaldone di pensieri, come una guida turistica e letteraria, L’Italia è un bosco, il mio stupore è cresciuto pagina dopo pagina e la nostra bella e complessa nazione mi è sembrata davvero un’unica grande foresta, interrotta qua e là da paesi, città e laghi.
Ho il privilegio (che non penso di meritare) di abitare fuori dal centro, e con una passeggiata di venti minuti posso ritrovarmi fra gli alberi. Se cammino evitando le strade e le mulattiere, posso percorrere chilometri nei boschi, fino a raggiungere i pascoli d’altura. Eppure, nonostante ami camminare e osservare la natura intorno a me, non avevo mai riflettuto su quanto gli alberi possano dire: la storia degli alberi è la storia del mondo.
Ed è stato Tiziano Fratus, con il suo libro, ad aprirmi una nuova, meravigliosa visuale.
“L’enciclopedia arborea” potrei chiamarla, se volessi imitarlo nella invenzione delle parole che, spiega, è una qualità che ha appreso come poeta e che ora continua ad affascinarlo: coniare parole sbagliate, giocare con i significati.  E con le forme: pini come serpenti e ombrelli, larici dritti come giavellotti o sdoppiati a diapason, tronchi in cui crescono altri alberi, radici divelte dalle tempeste che avvolgono ancora i sassi a cui si ancoravano. Questo è ciò che ci mostra nelle pagine del suo libro, invitandoci ad andare di persona a cercare in tutta Italia i luoghi affascinanti e misteriosi che sono i boschi.
Dunque le foreste del nostro paese come musei a cielo aperto, come forme d’arte, per una promenade culturale che non può non condurre a reminiscenze letterarie, agli autori che prima di noi hanno fatto della natura un rifugio, un paradiso, un tramite con il soprannaturale. San Francesco per primo, Hanry David Thoreau, ma anche Rigoni Stern con i suoi animali selvatici, l'immaginifico Buzzati, e i contemporanei Mauro Corona e Erri De Luca, che dai boschi traggono anche lavoro e piacere.
L’Italia è un bosco è ricco di dati scientifici: altitudini, circonferenze di tronchi, percentuali, età, eppure si legge come un romanzo, cercando di saperne ancora, di scoprire di più. Si va alla ricerca, tra le pagine, di una nuova nazione, di un paese finalmente da scoprire a piedi, con lentezza, e in silenzio, nel rispetto di questa forma di vita che c’era ben prima della nostra nascita e ci sarà certamente quando noi ce ne saremo già andati.

Tiziano Fratus
alla 
Casa dei Libri di Rivalta
giovedì 25 settembre

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