giovedì 29 ottobre 2015

E così è arrivata la neve

E così è arrivata la neve. Non la prima, ne era già venuta parecchia, sulle cime dei monti, due settimane fa; ma era solo un avvertimento bonario, un suggerire che qui, sulle montagne, l’inverno non scherza. Poi se n’era andata, con il sole del mattino dopo, lasciando qualche pozza ad asciugare.
Questa volta, invece, sembra che voglia fermarsi, che i colori sgargianti dell’autunno la stiano convincendo che il momento è quello buono.
I boschi sono gialli e rossi fiammanti, ma verso le cime, là dove si diradano, il marrone e il grigio stanno prendendo il sopravvento. Ed è su quei colori spenti che si è posato il bianco splendente della neve.
So che anche questa volta non si fermerà a lungo: basta una mezza giornata di vento caldo per farla sparire. «Se l’è mangiata tutta» diranno e dirò, con rammarico, come se l’egoismo del vento fosse da condannare.
Per ora me la mangio io, con gli occhi, alzandoli spesso dal monitor del computer, per guardare da sopra gli occhiali attraverso la grande finestra, prima che le solite nuvole pomeridiane me la nascondano. Chissà se domattina ne troverò altra?

lunedì 12 ottobre 2015

Concetti fumosi

Se vi sta prendendo una smania forsennata di venire ad abitare in montagna, o se vi sentite semplicemente allettati da una gitarella domenicale, sappiate fin da subito che qui esistono soltanto due tipi di strade: in salita e in discesa.
Con uno sforzo di fantasia si possono ancora suddividere le due categorie aggiungendo ad entrambe due gradi di aggettivo: ripida o ripidissima.
Il concetto di “strada pianeggiante”, sebbene usato largamente in svariate occasioni, è un semplice sfoggio di lessico, che non posa su alcuna realtà. Del resto siete in montagna; ci sono valli, promontori, spaccature, cime, dirupi, avvallamenti, orridi. Non pianure.
Quindi se per voi fare un paio di vasche sul lungomare di Varigotti è una faticaccia, attenzione a bene interpretare un paio di concetti fumosi. Quando sarete usciti da uno degli splendidi bar che si affacciano sugli slarghi della via centrale, pronti ed energici per la vostra passeggiata, siate cauti nel chiedere indicazioni, e mai con la frase: Ma è tanto ripida?
Ecco quali potrebbero essere le risposte e il loro reale significato.

Ma no, è tutta in piano: il punto di partenza e il punto di arrivo, per quanta strada ci sia nel mezzo, sono all’incirca sulla stessa isoipsa.  Se poi tra i due punti la strada si diverte a giocare con salitine, discesucole, rampe e cunette non conta: la somma tra le une e le altre è zero.  
Praticamente è tutta in piano: sette chilometri di strada sterrata che il fuoristrada del postino fa tutti i giorni, anche con la neve. A piedi neanche te ne accorgi.
Mah, un po’ sale, ma poco: un sentiero nel bosco, tra sassi e radici, neanche due ore con passo leggero.
Si figuri che mia sorella l’ha fatta al nono mese: dieci chilometri di sentiero su pascoli d’alta quota e rocce.
Se ci vanno le vacche, non è salita: alpeggio a duemila metri, raggiungibile senza sentieri evidenti, se non quelli creati dalle vacche stesse nel loro girovagare senza meta. 
Solo in punta, ma saran gli ultimi dieci minuti (detto da uno con la barba): tre ore e mezza di sentieri ripidi, un’ora di semiarrampicata con corde fisse a cui tenersi. La cima è uno spuntone di roccia dove ci si può sedere in due, se non piove.
Eh, abbastanza. Conviene partire presto: sveglia alle 3, viaggio in macchina tra buche e tornanti, colazione al primo rifugio, tre ore di cammino, seconda colazione al bivacco a base di crackers (la prima se n’è andata con il mal di montagna), due ore di cammino ripido, arrivo alla chiesetta in cima. Chiusa.
Ah, quella sì che è una bella gita: tornate nel bar e godetevi le chiacchiere in compagnia. 

Mah, un po' sale, ma poco.

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