E così è arrivata
la neve. Non la prima, ne era già venuta parecchia, sulle cime dei monti, due
settimane fa; ma era solo un avvertimento bonario, un suggerire che qui, sulle
montagne, l’inverno non scherza. Poi se n’era andata, con il sole del mattino
dopo, lasciando qualche pozza ad asciugare.
Questa volta,
invece, sembra che voglia fermarsi, che i colori sgargianti dell’autunno la
stiano convincendo che il momento è quello buono.
I boschi sono
gialli e rossi fiammanti, ma verso le cime, là dove si diradano, il marrone e
il grigio stanno prendendo il sopravvento. Ed è su quei colori spenti che si è
posato il bianco splendente della neve.
So che anche
questa volta non si fermerà a lungo: basta una mezza giornata di vento caldo
per farla sparire. «Se l’è mangiata tutta» diranno e dirò, con rammarico, come
se l’egoismo del vento fosse da condannare.
Per ora me la
mangio io, con gli occhi, alzandoli spesso dal monitor del computer, per
guardare da sopra gli occhiali attraverso la grande finestra, prima che le
solite nuvole pomeridiane me la nascondano. Chissà se domattina ne troverò
altra?
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