lunedì 25 agosto 2014

Cathleen Schine, Che ragazza!, Mondadori

Nei libri di Cathleen Schine cerco sempre la sua prosa scoppiettante, il suo stile impeccabile, l’ironia che le permette di rendere spiritosa anche la storia più tragica e angosciante.
Così è stato per Il letto di Alice, o per L’ossessione di Brenda o il più recente Tutto da capo: malattie invalidanti, separazioni dolorose o litigi familiari non portano il lettore alle lacrime e alla sofferenza compassionevole, bensì alla profonda consapevolezza che la vita non è certo facile, ma che vale sempre la pena di viverla con entusiasmo.
In questo suo ultimo romanzo, Che ragazza!, ho ritrovato tutta la magia di questa autrice forse sottovalutata qui in Italia. Dopo il successo di La lettera d’amore, la Schine è stata un po’ messa in disparte e i suoi romanzi non sono più saliti sulle vette delle classifiche.  Le sue tematiche sembrano troppo leggere, i suoi personaggi persone comuni, con problemi banali, mentre è proprio nel loro modo obliquo e totalmente originale di vedere il mondo che danno forza alle vicende, che trascinano lungo le pagine.
Fin, il protagonista di Che ragazza!, è solo un bambino nel 1964, quando si ritrova orfano e deve trasferirsi dalla sua fattoria tranquilla a NewYork, nell’appartamento caotico della sorellastra Lady.
Lei è bellissima e Fin la adora da quando l’ha vista per la prima volta, seduta al bar di quella piazzetta di Capri, le lunghe gambe al sole, i denti splendenti nel sorriso divertito e sfrontato. Quella ragazza dal carattere esuberante, dalla voce melodiosa è tutto per lui, è la sua famiglia; per questo Fin teme di perderla, teme che all’improvviso, così com’è entrata nella sua vita, svanisca di nuovo.
Ma lei lo trascina con sé ovunque, gli fa conoscere i suoi pretendenti, lo assorbe con le sue premure e i suoi strampalati entusiasmi. Gli regala libri a quintali, lo indottrina con sit-in alle conferenze dei movimenti di protesta contro la guerra in Vietnam, non gli nega risposte e tempo. Sebbene il suo carattere esuberante la faccia sembrare sciocca e anche egoista, pian piano la sua intelligenza e la sua sensibilità emergono nel corso del romanzo; la narrazione condotta in terza persona da qualcuno che solo alla fine scopriamo essere un narratore interno, ci svela la vera natura di Lady: non la frivola mangiatrice di uomini, ma la fragile ragazza che ha solo una grande paura. Paura di soffrire, come è accaduto tanto tempo prima, quando aveva scelto di non avere il bambino che portava in grembo; paura di vivere nel desiderio di quella maternità non esaudita, di prendere ancora delle decisioni che le potrebbero causare dolore. Così Lady ripete le sue giornate in modo sempre identico, senza rendersene conto, senza mai decidere nulla per il suo futuro. Finché qualcosa le farà tornare il coraggio di andare avanti, anche a rischio di soffrire ancora.

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