sabato 5 dicembre 2015

Sogno di una notte di fine autunno

Sono quasi le 21, devo uscire con la macchina e scendere verso la città. La strada di casa nostra è buia, in mezzo ai boschi, che adesso sono grigi, senza più foglie. La striscia dell’asfalto è stretta e sinuosa; serpeggia tra avvallamenti e coste, in una danza continua che non permette accelerazioni. Svolto a sinistra, oltre una piccola sporgenza e vedo delle ombre muoversi. L’istinto mi fa fermare la macchina. Sono ombre opache, ma qualcosa, nel loro movimento mi affascina. Accendo gli abbaglianti e due di loro si staccano, si voltano flessuose e, come al rallentatore, saltano via, verso il bosco a monte. Non credo ai miei occhi, tuttavia la terza ombra, ancora ferma, si volta verso di me, punta uno sguardo sicuro eppure dolce. Le sue corna ramificate non possono che confermare la mia speranza: sono tre cervi, maestosi, aggraziati nella loro forza. Magnifici.
Anche il terzo salta verso il bosco e io mi trovo sola. Riparto con un lieve dispiacere; nella mia incoscienza vorrei seguirli. Impossibile, ormai saranno già lontani, o forse si sono fermati appena più sopra, fuori dalla mia vista.
La sera è lunga, gli impegni mi tengono lontana dal letto caldo fin dopo mezzanotte, ma poi, finalmente, torno a casa e crollo in un sonno profondo. Il mattino è già luminoso quando mi sveglio. Mi volto dall’altra parte, pensando con gioia che è festa e, nel dormiveglia, mi ritrovo a pensare ancora agli splendidi animali. Solo che questa volta io sono con loro, accarezzo il collo del più alto che dimostra di conoscermi; inchina il capo coronato come soltanto un sovrano sa fare e mi fa salire sulla sua groppa.
Il bosco è sempre buio, ma i rami brillano di galaverna, scintillano nella luce delle stelle.

Mi sveglio con il sapore di una magia appena vissuta.


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