Sono
quasi le 21, devo uscire con la macchina e scendere verso la città. La strada
di casa nostra è buia, in mezzo ai boschi, che adesso sono grigi, senza più
foglie. La striscia dell’asfalto è stretta e sinuosa; serpeggia tra avvallamenti
e coste, in una danza continua che non permette accelerazioni. Svolto a
sinistra, oltre una piccola sporgenza e vedo delle ombre muoversi. L’istinto mi
fa fermare la macchina. Sono ombre opache, ma qualcosa, nel loro movimento mi
affascina. Accendo gli abbaglianti e due di loro si staccano, si voltano
flessuose e, come al rallentatore, saltano via, verso il bosco a monte. Non
credo ai miei occhi, tuttavia la terza ombra, ancora ferma, si volta verso di me,
punta uno sguardo sicuro eppure dolce. Le sue corna ramificate non possono che
confermare la mia speranza: sono tre cervi, maestosi, aggraziati nella loro forza. Magnifici.
Anche
il terzo salta verso il bosco e io mi trovo sola. Riparto con un lieve
dispiacere; nella mia incoscienza vorrei seguirli. Impossibile, ormai saranno
già lontani, o forse si sono fermati appena più sopra, fuori dalla mia vista.
La
sera è lunga, gli impegni mi tengono lontana dal letto caldo fin dopo
mezzanotte, ma poi, finalmente, torno a casa e crollo in un sonno profondo. Il
mattino è già luminoso quando mi sveglio. Mi volto dall’altra parte, pensando
con gioia che è festa e, nel dormiveglia, mi ritrovo a pensare ancora agli
splendidi animali. Solo che questa volta io sono con loro, accarezzo il collo del
più alto che dimostra di conoscermi; inchina il capo coronato come soltanto un
sovrano sa fare e mi fa salire sulla sua groppa.
Il
bosco è sempre buio, ma i rami brillano di galaverna, scintillano nella luce
delle stelle.
Mi
sveglio con il sapore di una magia appena vissuta.
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