Mi
è sempre piaciuto il gioco delle catene verbali. Un tipo dice una parola e il
giocatore di fianco deve dirne un’altra che si colleghi alla prima tramite una
qualunque associazione mentale. Può essere un anagramma, un sinonimo, un
termine di significato opposto, un ricordo elaborato, un collegamento
inconscio. Si può anche tentare di fare della facile psicologia ai propri
amici, tramite queste connessioni logiche.
Ad
esempio “lavoro” e “sonno”, oppure “amore” e “cognato”, o “festa” e “sbronza”, “panna montata” e “pelle”.
Ma
restiamo in tema.
Se
dico la parola “Natale”, cosa dite voi?
Penso
che potrei raccogliere infiniti vocaboli: neve, freddo, parenti, messa,
presepe, ansia, pranzo, regali, solitudine, lusso, amici, pastori, ipocrisia,
stella, panettone, poveri…
A
me è venuta in mente “frenesia”. So che è contraria allo spirito del Natale,
che in tutti i canti e nelle poesiole dei bambini è pace, gioia, armonia. Ma io
ogni anno arrivo al Natale stremata, con in mano l’orologio come un Bianconiglio
stressato e un lunghissimo elenco di cose ancora da fare.
Quest’anno
invece no, ho deciso che non mi capiterà. Preparerò tutti i regali entro il 22
dicembre, farò la spesa senza dimenticare nessun ingrediente per il pranzo o la
cena del 26, avrò la casa ordinata e il bagno splendente, i piatti dello stesso
numero dei commensali o persino di più, i bicchieri luccicanti e i tovaglioli
candidi.
Forse.
Ma più facilmente non sarà così, e allora quello che cercherò di fare sarà
restare imperturbabile, di mantenere la calma, di non dare importanza a ciò che
non ce l’ha.
Così
ho deciso di cominciare ad allenarmi con alcune tecniche che ho creato io
stessa:
1
- Ripetere almeno dieci volte al giorno l’esclamazione “Eh, pazienza…”, alzando
le braccia e chiudendo gli occhi.
2-
Leggere due (ma aumentare fino a quattro al giorno) post su facebook pieni di
errori di ortografia, strafalcioni e commenti razzisti senza irritarsi e
concludendo con l’esercizio 1.
3
– Verificare il totale delle tasse pagate durante l’anno e poi decidere, son un
sorriso, di andare in pizzeria.
Nel
corso del training i rischi sono: irritazione crescente, digrignare di denti
e innalzamento del tono di voce. In tal caso dovrò sedermi in poltrona e osservare,
per almeno cinque minuti, le nostre due cagnette che dormono.
Loro
sì che non hanno il minimo dubbio: tutto va bene e continuerà ad andare bene.
Le poltrone sono comode, il fuoco scoppietta, le ciotole si riempiono
magicamente di pappa al momento giusto e, nei giorni di festa, sul divano
cresce una strana protuberanza dai colori scozzesi che prende le forme
ergonomiche necessarie.
Con l'avvicinarsi delle feste i cinque minuti diventeranno due ore.
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