venerdì 4 dicembre 2015

Serenità transitiva

Mi è sempre piaciuto il gioco delle catene verbali. Un tipo dice una parola e il giocatore di fianco deve dirne un’altra che si colleghi alla prima tramite una qualunque associazione mentale. Può essere un anagramma, un sinonimo, un termine di significato opposto, un ricordo elaborato, un collegamento inconscio. Si può anche tentare di fare della facile psicologia ai propri amici, tramite queste connessioni logiche.
Ad esempio “lavoro” e “sonno”, oppure “amore” e “cognato”, o “festa” e “sbronza”, “panna montata” e “pelle”.
Ma restiamo in tema.
Se dico la parola “Natale”, cosa dite voi?
Penso che potrei raccogliere infiniti vocaboli: neve, freddo, parenti, messa, presepe, ansia, pranzo, regali, solitudine, lusso, amici, pastori, ipocrisia, stella, panettone, poveri…
A me è venuta in mente “frenesia”. So che è contraria allo spirito del Natale, che in tutti i canti e nelle poesiole dei bambini è pace, gioia, armonia. Ma io ogni anno arrivo al Natale stremata, con in mano l’orologio come un Bianconiglio stressato e un lunghissimo elenco di cose ancora da fare.
Quest’anno invece no, ho deciso che non mi capiterà. Preparerò tutti i regali entro il 22 dicembre, farò la spesa senza dimenticare nessun ingrediente per il pranzo o la cena del 26, avrò la casa ordinata e il bagno splendente, i piatti dello stesso numero dei commensali o persino di più, i bicchieri luccicanti e i tovaglioli candidi.
Forse. Ma più facilmente non sarà così, e allora quello che cercherò di fare sarà restare imperturbabile, di mantenere la calma, di non dare importanza a ciò che non ce l’ha.
Così ho deciso di cominciare ad allenarmi con alcune tecniche che ho creato io stessa:
1 - Ripetere almeno dieci volte al giorno l’esclamazione “Eh, pazienza…”, alzando le braccia e chiudendo gli occhi.
2- Leggere due (ma aumentare fino a quattro al giorno) post su facebook pieni di errori di ortografia, strafalcioni e commenti razzisti senza irritarsi e concludendo con l’esercizio 1.
3 – Verificare il totale delle tasse pagate durante l’anno e poi decidere, son un sorriso, di andare in pizzeria.
Nel corso del training i rischi sono: irritazione crescente, digrignare di denti e innalzamento del tono di voce. In tal caso dovrò sedermi in poltrona e osservare, per almeno cinque minuti, le nostre due cagnette che dormono.

Loro sì che non hanno il minimo dubbio: tutto va bene e continuerà ad andare bene. Le poltrone sono comode, il fuoco scoppietta, le ciotole si riempiono magicamente di pappa al momento giusto e, nei giorni di festa, sul divano cresce una strana protuberanza dai colori scozzesi che prende le forme ergonomiche necessarie. 
Con l'avvicinarsi delle feste i cinque minuti diventeranno due ore.  


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