lunedì 11 febbraio 2013

Giorgina Altieri presenta "I Papiri di Ty" alla libreria Panassi


Mercoledì 13 dicembre  è stato presentato, alla libreria Panassi di Sant’Ambrogio, il libro di Giorgina Altieri, “I papiri di Ty, delle edizioni  Neos.
Un luogo più adatto non lo si poteva immaginare: una scaletta in legno si insinua tra gli scaffali ricolmi della libreria, scende in un locale in cui Presepi di ogni parte del mondo fanno bella mostra di sé; poi lo sguardo vaga verso un’apertura, lungo un corridoio spoglio. E’ inevitabile il paragone con il romanzo: il magazzino della libreria porta la fantasia del lettore ai sotterranei di un museo, ad una stanza nascosta di un deposito portuale, che potrebbe svelare misteri e racchiudere tesori.
Giorgina Altieri, volontaria alla Sacra di San Michele, dove organizza con i numerosi altri membri del gruppo visite, convegni e cantoria, è una scrittrice curiosa ed una attenta ricercatrice. Conosce bene il Museo Egizio di Torino, in cui ha ambientato molta parte del suo ultimo romanzo, e la storia dei reperti archeologici giunti a Torino dall’Egitto nel corso dell’Ottocento, in modo talvolta avventuroso.
- Volevo raccontare due storie contemporaneamente: quella della collezione del museo di Torino, e quella dei ragazzi protagonisti, con le loro curiosità tipiche di quell’età. –
L’idea è nata a Barbania, nel municipio, dove un ritratto di Drovetti ha attirato l’attenzione della scrittrice e della sua editrice, Silvia Ramasso. Bernardino Drovetti, collezionista d’arte, esploratore e diplomatico per la Francia in Egitto, creò con la sua collezione la base del Museo Egizio.
- Il guaio è che a Barbania metà degli abitanti si chiamano Drovetti! – spiega sorridendo la Altieri. – Io ci andavo da piccola, quindi giocavo in casa, ma ho dovuto svolgere un gran lavoro di ricerca, che mi ha portato anche a Livorno, negli ambienti cupi e affascinanti della Venezia, il quartiere portuale. –
Nel porto di quella città, libera dai dazi doganali, nel periodo in cui è ambientato il romanzo, cioè gli anni venti del Novecento, lavora come magazziniere un ragazzo, Giovanni. Anche lui viene dal paesino del canavese, e suo zio, il suo titolare, ha un comportamento misterioso, e anche uno strano tatuaggio…
- La curiosità di Giovanni viene accesa dall’incontro con Omar, un ragazzino egiziano un po’ borderline, che vive nascosto nel porto di Livorno. Le loro scoperte, in parte casuali, uniranno la loro storia a quella delle altre due protagoniste: Margot, studentessa di archeologia a Parigi, e Bianca, figlia del custode del museo egizio - spiega Silvia Ramasso. Margot possiede una casa a Barbania, ma vuole venderla per continuare gli studi nella Ville Lumière: peccato che il notaio designato per procedere agli atti di vendita sia un po’ particolare, e che il loro incontro non sia esattamente come se lo aspettava la giovane donna.
- Ho cercato di vedere i fatti con gli occhi di una ragazza – racconta l’autrice, - e le opere esposte nel museo con gli occhi dei bambini che accompagno nelle gite scolastiche, mettendo in bocca a Bianca i loro commenti. –
Giorgina, infatti, insegna nella scuola primaria, sa cosa piace ai ragazzi e come accattivarne l’attenzione, rendendo i suoi romanzi avvincenti con il mistero e la storia.
- Ho dovuto aggiungere qualcosa alla realtà: ad esempio la regina Ty, madre di Akhenaton e moglie di Amenhotep (Amenofi) III, è realmente esistita e fu una delle tre donne più importanti della storia dell’antico Egitto. Ma di lei non c’è nulla al Museo Egizio, e solo il Louvre ha una statuetta di malachite che la rappresenta. –
Una piccola delusione, forse, ma restano le altre attrazioni che si possono realmente visitare: l’elefante Fritz, impagliato nel museo di scienze naturali di Torino, le grandi statue del Museo Egizio e la villa di Barbania, con la targa che commemora il luogo di nascita del grande Drovetti.
Dunque buona lettura e via libera alla fantasia.

 

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