Mercoledì
13 dicembre è stato presentato, alla
libreria Panassi di Sant’Ambrogio, il libro di Giorgina Altieri, “I papiri di
Ty, delle edizioni Neos.
Un
luogo più adatto non lo si poteva immaginare: una scaletta in legno si insinua
tra gli scaffali ricolmi della libreria, scende in un locale in cui Presepi di
ogni parte del mondo fanno bella mostra di sé; poi lo sguardo vaga verso
un’apertura, lungo un corridoio spoglio. E’ inevitabile il paragone con il
romanzo: il magazzino della libreria porta la fantasia del lettore ai
sotterranei di un museo, ad una stanza nascosta di un deposito portuale, che
potrebbe svelare misteri e racchiudere tesori.
Giorgina
Altieri, volontaria alla Sacra di San Michele, dove organizza con i numerosi
altri membri del gruppo visite, convegni e cantoria, è una scrittrice curiosa
ed una attenta ricercatrice. Conosce bene il Museo Egizio di Torino, in cui ha
ambientato molta parte del suo ultimo romanzo, e la storia dei reperti
archeologici giunti a Torino dall’Egitto nel corso dell’Ottocento, in modo
talvolta avventuroso.
-
Volevo raccontare due storie contemporaneamente: quella della collezione del
museo di Torino, e quella dei ragazzi protagonisti, con le loro curiosità
tipiche di quell’età. –
L’idea
è nata a Barbania, nel municipio, dove un ritratto di Drovetti ha attirato
l’attenzione della scrittrice e della sua editrice, Silvia Ramasso. Bernardino
Drovetti, collezionista d’arte, esploratore e diplomatico per la Francia in
Egitto, creò con la sua collezione la base del Museo Egizio.
-
Il guaio è che a Barbania metà degli abitanti si chiamano Drovetti! – spiega
sorridendo la Altieri. – Io ci andavo da piccola, quindi giocavo in casa, ma ho
dovuto svolgere un gran lavoro di ricerca, che mi ha portato anche a Livorno,
negli ambienti cupi e affascinanti della Venezia, il quartiere portuale. –
Nel
porto di quella città, libera dai dazi doganali, nel periodo in cui è
ambientato il romanzo, cioè gli anni venti del Novecento, lavora come
magazziniere un ragazzo, Giovanni. Anche lui viene dal paesino del canavese, e
suo zio, il suo titolare, ha un comportamento misterioso, e anche uno strano
tatuaggio…
-
La curiosità di Giovanni viene accesa dall’incontro con Omar, un ragazzino
egiziano un po’ borderline, che vive nascosto nel porto di Livorno. Le loro
scoperte, in parte casuali, uniranno la loro storia a quella delle altre due
protagoniste: Margot, studentessa di archeologia a Parigi, e Bianca, figlia del
custode del museo egizio - spiega Silvia Ramasso. Margot possiede una casa a
Barbania, ma vuole venderla per continuare gli studi nella Ville Lumière:
peccato che il notaio designato per procedere agli atti di vendita sia un po’
particolare, e che il loro incontro non sia esattamente come se lo aspettava la
giovane donna.
-
Ho cercato di vedere i fatti con gli occhi di una ragazza – racconta l’autrice,
- e le opere esposte nel museo con gli occhi dei bambini che accompagno nelle
gite scolastiche, mettendo in bocca a Bianca i loro commenti. –
Giorgina,
infatti, insegna nella scuola primaria, sa cosa piace ai ragazzi e come
accattivarne l’attenzione, rendendo i suoi romanzi avvincenti con il mistero e
la storia.
-
Ho dovuto aggiungere qualcosa alla realtà: ad esempio la regina Ty, madre di Akhenaton
e moglie di Amenhotep (Amenofi) III, è realmente esistita e fu una delle tre
donne più importanti della storia dell’antico Egitto. Ma di lei non c’è nulla
al Museo Egizio, e solo il Louvre ha una statuetta di malachite che la
rappresenta. –
Una
piccola delusione, forse, ma restano le altre attrazioni che si possono
realmente visitare: l’elefante Fritz, impagliato nel museo di scienze naturali
di Torino, le grandi statue del Museo Egizio e la villa di Barbania, con la
targa che commemora il luogo di nascita del grande Drovetti.
Dunque
buona lettura e via libera alla fantasia.
Nessun commento:
Posta un commento