giovedì 7 febbraio 2013

Michael Crichton e Richard Preston, Micro, Garzanti


Quando seppi della morte di Michael Crichton ne rimasi molto colpita e amareggiata.  E’ sempre un dispiacere la scomparsa di un uomo di sessantasei anni, soprattutto dopo la sofferenza di un cancro, anche se la persona in questione non è un nostro amico e neppure un conoscente. Ma nel suo caso sentivo un legame, non giustificato da conoscenza diretta, eppure forte. Le sere passate in compagnia dei suoi romanzi, la curiosità che mi mettevano le sue trame, il desiderio di conoscere che le spiegazioni scientifiche dei suoi intrecci mi scaturivano, lo avevano trasformato, da semplice, freddo autore, a compagno di piacevoli conversazioni, non meno coinvolgenti perché immaginate.
Una lezione che tutti dobbiamo imparare dalla vita è che nessuno è indispensabile, certo;  ma che qualcuno sia così unico da lasciare un vuoto alle sue spalle è altrettanto sicuro.
E’ con questa sensazione, quindi, che ho affrontato la lettura di “Micro”, il suo ultimo romanzo, a cui stava lavorando quando la malattia lo vinse. Era riuscito a scriverne solamente un terzo, durante le cure per il cancro, e a stenderne un abbozzo di trama.
Quando lo scrittore Richard Preston  venne contattato dall’agente di Crichton per completare il suo romanzo, fu avvinto dalla trama e, nonostante alcune perplessità, accettò. Ma durante la stesura fu coinvolto a tal punto da non riuscire egli stesso a definire ora quante delle pagine, che compongono il libro, siano sue e quante da attribuire al grande autore che ammirava. E lo stesso avviene adesso al lettore.
- Le parole da lui scritte – spiega Preston in un’intervista a “USA Today”, - sono quelle di un uomo geniale, in corsa contro la morte. –
Un uomo dalla mille idee, che sapeva di dover rinunciare ad un progetto, ma che ha lasciato appunti a sufficienza perché qualcun altro lo raccogliesse.
Preston ha affrontato quel compito. 

Sette giovani scienziati vengono contattati dal proprietario di una industria che si occupa di nanotecnologie sull’isola di Oahu, nelle Hawai. Lo scetticismo dei ragazzi è vinto dalla prospettiva di un guadagno corposo e tutti decidono di andare di persona a controllare. Il giorno prima della partenza, però, uno di essi riceve un messaggio dal fratello, socio in affari del proprietario, con le semplici parole: “Non venire”, da un telefono ormai irraggiungibile.
Lo scienziato affretta invece la partenza, ma al suo arrivo riceverà una brutta notizia: suo fratello è morto in un incidente. Cominciano le indagini, ma ben presto i ragazzi si ritrovano nella fabbrica di nano robot, e loro stessi protagonisti di un rimpicciolimento mostruoso.

Un “Jurassic Park” al microscopio, che farà rimpiangere agli appassionati il prossimo libro di questo autore, che non uscirà.

 

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