lunedì 11 febbraio 2013

Joanne Harris, Il giardino delle pesche e delle rose, Garzanti


Tutto all’apparenza è rimasto come prima: il paesino di Lansquenet, con le case in pietra, sparse lungo il corso della Tannes, la chiesa e i fedeli racchiusi nella loro piccola mediocrità,  la casa galleggiante e il vento. Soprattutto il vento. In estate, nella piana francese, soffia l’Autan, le vent des fous, il vento dei folli. E come otto anni prima, è ancora il vento a richiamare Vianne Rocher, a portarla via dalla Parigi che l’ha accolta dandole un nuovo futuro.
E’ il vento a ricondurla ai suoi vecchi amici, ai suoi sospettosi e pettegoli compaesani, nell’unico posto in cui si era sentita a casa: Lansquenet. Lì, in quelle case di pietra, tra quei vicoli lastricati di porfido, aveva aperto la Céleste Praline, la bottega di “Chocolat”. Il richiamo è forte e imprevedibile, giunge per lettera da una voce ormai scomparsa, quella della sua amica Armande, spavalda distruttrice di regole e convenzioni. “C’è bisogno di te”, un richiamo impossibile da ignorare per la generosa Vianne, che con Anouk e Rosette, le sue due figlie, lascia Parigi e torna là dove tutto sembra rimasto immutato, dove invece è tutto profondamente cambiato.
Les Marauds, quartiere zingaro lungo la volubile Tannes, è divenuto il rione islamico, con la moschea e il minareto. Inutili gli sforzi di père Henri Raynaud di assorbire pian piano i suoi residenti nella quiete delle abitudini locali; inutili anche le mediazioni del vecchio Majoubi, pacifico capo della comunità, che non vuole il niqab per le donne e legge Victor Hugo. Giorno dopo giorno gli equilibri si sfaldano, i pregiudizi diventano rancori, le malelingue trovano di che nutrire la loro curiosità maligna.
Al suo arrivo Vianne trovai muri della sua vecchia chocolaterie bruciati da una mano ignota, la sua amica Josephine ancora nel bar che detestava, le giovani donne della comunità dei Marauds soggiogate dal potere di una misteriosa figura femminile e dal fascino di Karim, un uomo bello e misterioso. E a Vianne il compito di cercare il bandolo di questa intricata matassa.

I  fedeli lettori di Joanne Harris ritrovano in queste sue ultime pagine tutte le atmosfere dei precedenti romanzi; i profumi delle stagioni e i cibi delicati o decisi delle sue ricette.
Forse, però, proveranno un pizzico di delusione: la trama stenta a decollare, con mille giri attorno al vento, ai colori delle persone, alle sensazioni di Vianne. I momenti chiave del romanzo vengono inframmezzati da descrizioni talvolta ripetitive e i personaggi, comunque interessanti e colmi di fascino, sono troppi e, soprattutto nel caso di quelli femminili, troppo simili. Anche la terminologia islamica è in qualche caso eccessiva, tanto da sembrare un’ostentazione e da risultare quasi un ostacolo allo scorrere della trama.
Tutto ciò non è, però, che un lieve intoppo in un romanzo tuttavia piacevole, ma che, con un centinaio di pagine in meno, sarebbe risultato decisamente ottimo.

Nessun commento:

Posta un commento

Cerca nel blog