venerdì 15 febbraio 2013

Galline ovaiole bis


Ho trovato questa notizia su "Sette", l’inserto del venerdì del “Corriere della sera”; ne ho cercato conferma su internet ed è vera, quindi ve la riporto.
In Francia, nel diparimento di Doubs, inizierà un esperimento per la riduzione dei rifiuti. Verranno regalate due galline a quindici famiglie; queste galline dovranno razzolare nella spazzatura domestica. Ogni animale, sostiene l’azienda che ha iniziato il progetto, è infatti in grado, durante il "becchettaggio", di eliminare 150 kg di rifiuti in un anno, cosa che permetterebbe una diminuzione della spesa per la raccolta dell'immondizia. Con il risultato finale di avere, se funzionerà, più spazzatura eliminata e più uova prodotte.
 
Ora, le domande che mi pongo sono molte.
La prima in assoluto è: di che spazzatura si tratta? Spero che sia quello che abbiamo imparato a chiamare "umido", cioè le bucce, il pane secco, le croste di formaggio, e non i tetrapack, gli involucri di polistirolo o tutto ciò che non è riciclabile e che andrebbe nell’indifferenziato.
La seconda domanda è: ma se la spesa per la raccolta dell’immondizia non riguarda neanche lontanamente la quantità della stessa che una famiglia produce, bensì i metri quadrati dell’abitazione, è necessario ospitare le galline in salotto o accatastare il bagno come “pollaio”?
La terza domanda riguarda le perplessità dell’azienda stessa e cioè il “se funzionerà”. Io penso che delle galline sane, a cui si danno bucce di mela, pane, foglie di cavolo, a meno di patologie impreviste, produrranno uova e razzoleranno felici, beccandosi tra loro ogni tanto qua e là. A meno che i membri delle quindici famiglie non siano dei patiti della tintarella e magari un giorno, afferrando il bicchierone di Negroni con ghiaccio posato sul tavolino del Mediterranée di Columbus Isle, spalanchino gli occhi riparati dalle Ray-Ban color cioccolato e si battano una mano sulla fronte esclamando: - Le galline! –
Ma questi sono rischi che ogni esperimento ben organizzato deve calcolare.
La quarta e ultima domanda è forse la più triste: ma se consideriamo un "esperimento" ciò che si faceva regolarmente in tutte le case con un po' di cortile, e un po’ di buon senso, a che punto siamo arrivati?

(L’articolo si trova su “Sette” del 25 gennaio 2013, l’autrice è Donatella Bogo)

 

 

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