Può
capitare che una classe si affezioni ad un suo insegnante; può capitare che, al
di là di quel che sembra un obbligo, i ragazzi stessi decidano di acquistare un
regalo per quell’insegnante; può capitare che, senza conoscere i romanzi di
Collodi, senza aver mai visto il meraviglioso professor Keating dell’ “Attimo
fuggente”, quei compagni di classe sentano il piacere che un bel rapporto
professore-allievo lascia nel tempo. Ed ecco allora il passa-parola, il
piacevole tramare di un gruppo di amici che, durante gli intervalli,
organizzano una piccola colletta; che durante i brevi pomeriggi corrono su facebook
non per condividere post ridicoli o faccine sorridenti, ma per scambiare idee, per
carpire i gusti di chi ha saputo catturare la stima e l’affetto di tutta la
classe.
Capirete
allora che l’attesa del giorno fatidico, il compleanno dell’insegnante, verrà
vissuta con l’ansia e l’emozione di un momento importante, di un evento comune
di cui si ricorderanno per gli anni a venire.
Ecco,
è giunto. La classe, complice la professoressa dell’ora precedente, si nasconde
sotto i banchi; l’insegnante entra nella classe deserta, legge la scritta sulla lavagna “Buon
compleanno prof!”, ma non ha tempo di commuoversi perché i ragazzi saltano
fuori dai loro nascondigli urlando.
Chiasso, confusione, ma, per una volta, non c’è voglia di note sul
registro, non si pensa ad un rimprovero. Una torta troneggia sulla cattedra e
il tanto cercato regalo sguscia dalle mani per essere finalmente rivelato.
Non
basta ancora: l’insegnante sa di non essere un’esclusiva di quella classe e,
insieme alla collega più affiatata, decide di coinvolgere i più piccoli tra i
suoi allievi in quella festa estemporanea. Si avviano tutti insieme, alunni e
professori, portando in parata la torta, nella classe Prima. Il tempo di un
applauso ed ecco il branco che torna nella propria aula, con l’acquolina in
bocca.
Ma
la cattedra è vuota, l’insegnante si guarda attorno in cerca di qualcosa: -
Dov’è il pacchetto? Lo avevo lasciato là. –
Teste
che ruotano, sguardi che esplorano ovunque: niente da fare, il regalo è
sparito, l’oggetto prezioso, scelto con tanta cura, è svanito.
Sono
bastati pochi minuti perché una mano abile e una mente non più innocente abbiano
potuto agire. Uno scherzo, cupidigia precoce o solamente la mancata distinzione
tra ciò che è bene e ciò che è male? Non si sa cosa abbia spinto il ragazzino o
i ragazzini a rubare quell’oggetto. Quel
che è certo è che l’amarezza abbia sostituito in un attimo tutta la felicità, e
la sensazione che serpeggia adesso tra i ragazzi ammutoliti è quella di aver
fatto qualcosa di sbagliato: aver avuto fiducia nel prossimo.
Un
piccolo furto, un gesto che spesso viene liquidato come una semplice
“ragazzata”, ha causato danni minimi in termini di denaro, ma giganteschi per
la formazione di quei giovani: il doversi guardare da chi ci sta accanto è il primo passo
verso l'egoismo. Sarà ancora il nostro professor Keating a trasformare tutto ciò in un esempio di vita.
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