Alle
nove di sera di venerdì 23 novembre, le sedie sono tutte occupate, nella sala
della biblioteca di Giaveno, e, man mano che l’ora d’inizio si avvicina, altre
devono essere aggiunte nel corridoio di passaggio e, comunque, qualcuno alla
fine rimarrà in piedi.
Questo
è l’effetto che fa il nome di Claudio Rolando nell’ambiente culturale della città.
Ex
direttore del Parco dei Laghi di Avigliana, insegnante, biologo e scrittore, la
sua presenza attira molti affezionati lettori, e il suo nome nel cartellone di
una serata è garanzia di tutto-esaurito.
Dopo molti saggi naturalistici e libri
fotografici, la vena di Rolando, ha deviato verso la produzione narrativa: all’inizio
racconti a sfondo storico o comunque locale; poi, con “L’altra parte del mondo”
ha affrontato un tema autobiografico, narrando di un viaggio compiuto in
Australia con la figlia adolescente. Ma è con questa sua ultima opera, “Serge
il sorcio” (NEOS edizioni) , che Rolando apre le porte al romanzo.
-
Avevo in mente la trama fin da quando mi sono trovato in una stazione del metrò
di Parigi ad osservare le evoluzioni di un topolino nella massicciata dei
binari - spiega l’autore al suo pubblico. Una semplice idea, pian piano
cresciuta durante i suoi momenti prediletti di flaneur per le vie di Parigi.
-
Come se fosse un segno, un giorno ho visto un altro topolino sotto il piancito
del dehors di un bistrot: doveva essere lui il mio protagonista. E dire che io
detesto i topi! - e il pubblico attento ride.
-
Certo, si ride anche in questo romanzo – spiega Silvia Ramasso, responsabile della
NEOS edizioni, - e si viene catturati dalla trama, che ha del noir, del
poliziesco, ma senza violenza. C’è fin troppa violenza in questo mondo, non
credete? –
Ma
anche angoscia, apatia, e il protagonista “umano” del libro, Leo Delfos, ne è
vittima. Trascina le sue giornate senza sentimenti, finché non incontra un
nuovo amico.
-
Molti animali sono in grado di comunicare con gli umani – dice il nostro
autore, qui con la voce del naturalista.
– Riescono a capire parole e stati d’animo; io ho spinto un po’ avanti questo
tipo di comunicazione, sfruttando il clima positivista degli anni in cui è
ambientato il romanzo. Nel 1957 c’era infatti una grande fiducia nella scienza,
che stava dando enormi risultati, e si pensava che il progresso non potesse mai
aver fine. –
Un
progresso legato inevitabilmente , nel nostro immaginario di lettori, alla guerra
fredda e allo spionaggio: ingredienti accattivanti e appetitosi.
-
La scrittura, però, non è divertimento, o almeno non solo. Ogni giorno bisogna
scrivere e riscrivere e, alla fine, rileggere le bozze e cambiare, aggiungere,
sfrondare – Claudio Rolando toglie l’alone romantico all’immagine dello scrittore.
– Ci sono giorni in cui non c’è modo di trovare una frase, anche stando al
computer per ore; poi arriva un’idea, ma bisogna dominarla, costringerla ad
adattarsi alla pagina. E’ un grosso impegno, sebbene affascinante. –
Il
pubblico applaude e si avvicina, con il libro in mano: è il momento più bello
di una presentazione, l’incontro a tu per tu con lo scrittore, le parole che
lui metterà nella prima pagina della nostra copia, facendone un pezzo unico, da
conservare con affetto.
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