lunedì 5 novembre 2012

Sarah Rayner, Un attimo, un mattino, Guanda


Il sette e quarantaquattro per Victoria Station è partito in orario; a bordo i soliti passeggeri annoiati, sonnecchianti o intenti a lasciar scorrere il panorama oltre i vetri, per poter pensare alla giornata lavorativa che sta cominciando.
Lou osserva gli altri passeggeri: le piace immaginarsi le loro vite, i diversi caratteri: del resto è il suo mestiere, la psicologia.
Anna, poche carrozze più avanti, sta sfogliando serenamente una rivista di moda; per lei, copywriter impegnata, la mattina è piacevole dedicarsi al gossip e agli abiti appena comparsi nelle vetrine.
Poi, all’improvviso, il mondo si ferma: l’uomo di fronte a Lou, così affettuoso con la moglie seduta al suo fianco, si accascia all’improvviso. E tutto cambia per sempre.
Assistiamo con angoscia ai primi, inutili, soccorsi a quell’uomo, con lo sguardo ansioso ma distaccato di Lou. Ci allontaniamo con un po’ di apprensione dalla scena, per poi ritrovarci immersi nella sua storia, nella sua stessa vita ormai al termine. Con le regole assurde dei giochi del destino, Lou conosce Anna, prima ancora di sapere che è la migliore amica della donna che ha appena perso il marito in modo così inaspettato.
I minuti seguenti, le ore, i giorni delle tre donne si legheranno in modo imprevedibile; gli avvenimenti dolorosi che le coinvolgeranno le porteranno a conoscersi ben al di là degli affrettati giudizi apparenti. Il lutto profondo che ognuna di loro dovrà affrontare in modo diverso, le porterà a comprendere la grande statura morale di quell’uomo, e ad accettare le sfaccettature della natura umana.

Un libro che sfiora nervi scoperti, che porta la nostra sensibilità al limite del dolore, ma senza compiacersi nella sofferenza. Sarah Rayner analizza i sentimenti più profondi eliminando i falsi pudori: l’amicizia tra donne, l’amore coniugale e filiale, la solitudine e l’inadeguatezza sono sezionati e ricomposti, in un scrittura veloce e schietta, mai scontata.
 

 

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