Di
Ken Follett tutto è stato detto; su ogni settimanale, quotidiano o mensile
d’Italia è comparsa una recensione del suo ultimo romanzo; eppure in qualche
modo sento la necessità di parlarne, e bene.
Certamente
non è una lettura che consiglierei a chiunque: le 956 pagine scoraggiano il
lettore distratto e saltuario; i quasi cento personaggi, senza contare le
comparse, possono preoccupare e intimorire. Eppure penso che ne valga veramente
la pena.
Dopo
aver lasciato a malincuore nella “Caduta dei giganti” i soldati, le loro mogli,
i politici e i trafficoni al loro destino, li ritroviamo nel 1933, alle soglie
della vittoria elettorale di Hitler, nel momento più cruciale della storia dell’Europa
e del mondo.
Ken Follett ci guida attraverso gli anni più bui del Novecento
portandoci nelle case di Berlino dei socialdemocratici che assistono raggelati
all’ascesa delle camicie brune; ci mostra le difficoltà via via più assurde di
un medico ebreo alle prese con le devastazioni delle leggi razziali. Ci fa conoscere
un sindacalista inglese e, attraverso i suoi occhi, ci mostra le debolezze che
permisero al fascino nazista di insinuarsi anche nelle menti di alcuni
cittadini britannici; ci fa comprendere l’ardore che spinse giovani
antifascisti di ogni nazionalità ad opporsi al franchismo nascente, combattendo
a fianco del governo ufficiale spagnolo.
Leggendo
le frasi scorrevoli ed avvincenti, guidiamo frenetici un’ambulanza nelle strade
bombardate di Londra, passeggiamo sereni nei viali della base militare di Pearl
Harbor, restando sbalorditi all’arrivo degli aerei giapponesi, attraversiamo
la manica attraverso le nuvole in tempesta per gettarci con il paracadute sul
territorio francese occupato dal’esercito tedesco. E infine, vediamo le rovine
di Berlino e la magrezza delle vedove farsi contrasto alle parole tronfie dei
politici, pronti a spartirsi la Germania come vincitori.
La
storia delle nostre conoscenze scolastiche prende vita, salta fuori dalle
pagine e ci trascina, anche a riprendere in mano libri impolverati negli
scaffali.
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