Immaginate
un pub a Liverpool, buio e affollato; si beve birra scura, si parla a voce
alta, si ride. Ad un tavolo c’è un gruppo di amici; discutono di calcio, di
allenatori, azioni perfette, memorabili trasferte. Ogni tanto il volume cresce,
cadono pugni sul tavolo, esclamazioni sguaiate commentano la situazione
economica difficile, il lavoro che non c’è, i sussidi statali che tardano. Poi
scende il silenzio, la mente ritorna agli anni bui del governo Thatcher, agli
incidenti negli stadi. Qualcuno fissa il boccale, qualcun altro scuote la
testa; una pacca sulla spalla, un “altro giro, offro io” e di nuovo si ride e
si urla.
Il
lungo monologo di Kenny, protagonista di “Ho battuto Berlusconi”, è come un’intera
tavolata di amici ciarlieri e brilli. Leggendo le parole di John Graham Davies,
sembra di ascoltare il tono di voce dell’unico attore in scena che interpreta
tutti i personaggi, e non pare nemmeno necessario guardare le immagini che,
nelle rappresentazioni teatrali, vengono proiettate sullo sfondo, rendendo
sicuramente ancora più coinvolgenti le battute.
Kenny
è, frase dopo frase, suo padre, sua moglie comprensiva ma sanguigna; è Minty,
l’amico spacciatore; è un direttore di banca, un tifoso, un poliziotto; è un
ragazzino di periferia, un giovane disoccupato, un padre pieno di debiti e
sogni, pronto a tutto per seguire la squadra del Liverpool anche ad Istanbul.
L’umorismo
di Davies è politicamente scorretto, anche volgare; incarna perfettamente lo
spirito scouse,
cioè di Liverpool, come spiegano Pietro Deandrea e Marco Ponti, i traduttori,
nella postfazione del libro. Un umorismo
ben lontano da quello inglese, ma perfettamente in sintonia con un pubblico
italiano. E con l’Italia il libro ha un legame notevole, a cominciare dagli
eventi tragici narrati da Kenny, come la tragedia dello stadio Heysel di
Bruxelles, per finire con la clamorosa sconfitta di Berlusconi, in qualità di
proprietario del Milan.
Tra
le frasi spassose o malinconiche, in mezzo agli eventi della politica
britannica degli ultimi quarant’anni, serpeggiano i grandi successi calcistici
della sua squadra del cuore; raccontati, anzi, vissuti in modo trascinante,
anche per chi, come me, pensa che il calcio sia quello che si giocava nel prato
dietro casa, con un pallone di plastica Tango.
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