Leggendo
un quotidiano del venerdì, con in mano tazza di caffè lungo della mia pausa di
metà mattina, mi ritrovo a leggere e condividere pienamente questa frase:
“… non
sarebbe giusto e doveroso levargli per sempre i diritti civili, primo tra tutti
quel diritto di voto che hanno esercitato con tanta disonestà?”
Estrapolando
dal contesto, ritengo che la frase fornisca comunque stimoli notevoli per la
riflessione, attività per cui Michele Serra (l’autore della frase, che io stimo
anche quando non condivido le sue opinioni) è fortunatamente noto.
Il
diritto di voto, che noi diamo per scontato, non avendo partecipato alle lotte
per la sua conquista, è obbligatorio? Perché individui che, prove alla mano,
non hanno accettato le condizioni della democrazia possono comunque usufruirne?
Come genitore so che un bene è tanto più apprezzato quanto è difficile
procurarselo.
Non
accade la stessa cosa con il famigerato “tempo libero”? Quando, nel 1833 in
Inghilterra, le rivolte degli operai portarono ad una legge che vietava di far
lavorare di notte i bambini sotto i dodici anni e per più di dodici ore al
giorno quelli sotto i diciotto, si pensò, probabilmente, ad una conquista
importantissima: le ore di sonno.
Adesso
il tempo libero è uno spazio da occupare, da farcire con qualcosa che impedisca
la noia.
Non ho
soluzioni da proporre, ma credo che un maggiore attaccamento ai diritti
conquistati possa derivare dal vederli anche come dei doveri da condividere per
il bene della comunità, dal piccolo della famiglia, al mondo intero.
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