domenica 1 luglio 2012

Galline ovaiole

La signora Cesira (nome rigorosamente falso per rispettare la sua privacy, parola di cui ignora sicuramente il significato) vive in una casetta di mattoni, con il tetto in coppi che crede vecchi, senza sapere che potrebbe venderli a sessanta centesimi l’uno, se solo le interessasse venderli.
Nel suo cortile, dove arrugginisce indisturbata una vasta esposizione di attrezzi decrepiti, razzolano sei paffute bionde piemontesi.  Nonostante ad un occhio inesperto possano sembrare cloni di una stessa gallina-donatrice, la signora Cesira le riconosce senza fatica e ogni mattina, anche quando piove ininterrottamente da diversi giorni, anche quando la neve ha ricoperto tutto il cortile e trasformato in un parco norvegese i suoi ferrivecchi da contadino, entra nel pollaio e versa nella grande ciotola un minestrone di pane avanzato, bucce miste e foglie di cavolo o insalata. Poi si affaccia al nido prende le uova.
Le galline vanno trattate bene:  devono avere la loro zuppa tutti i giorni, calda in inverno; devono dormire sulla paglia pulita e asciutta e, soprattutto, ascoltare un po’ di chiacchiere in compagnia, come ogni creatura che si rispetti. Questo pensa la signora Cesira; in fondo sono le sue migliori amiche. E quest’anno Brunetta compirà diciotto anni; è un po’ spennacchiata, come lei dopotutto.
Vicino alla sua casetta, c’è un allevamento intensivo. Gli odori che escono da quelle stalle non piacciono alla donna; quei mangimi, quelle deiezioni sintetiche le ricordano la sua unica visita all’ospedale, quella volta che suo nipotino, che stava diventando davvero bravo a piantare i chiodi, le aveva schiacciato il pollice con il martello. Preferisce che i campi, le stalle abbiano quel buon profumo di letame vero.
Ogni tanto, più o meno due volte all’anno, il signor Rossi (anche questo è un nome di fantasia, benché molto poca) finge di passare davanti al suo cancello per puro caso e, dopo tre o quattro stupidi convenevoli, ci riprova e le chiede di comprare la sua cascina.
- Pensi come starebbe comoda in una stanza riscaldata, con cuochi che cucinano per lei e nessun animale da accudire. –
Lei sorride e finge una speranza che non sente: - Eh, chissà se riuscirò mai – commenta guardando lontano.
- Se vuole, le compro tutto io, anche le galline, tanto sono vecchie. – Le osserva con fare sapiente – avranno almeno cinque o sei anni – conclude.
La signora Cesira fa una faccia strana, alza le sopracciglia e le spalle contemporaneamente e sospira. Allora il signor Rossi gira i tacchi e torna dalle sue bestie puzzolenti, biascicando un “Buongiorno” a metà bocca.
La donna lo guarda allontanarsi caracollando come un cow boy (questa parola la sa, e anche “Dvd”, quelli con i film di John Wayne che le ha regalato sua figlia) poi si alza e se ne va nel pollaio a raccontare l’ultima avventura del signor Rossi alle sue galline.


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