Nel
suo cortile, dove arrugginisce indisturbata una vasta esposizione di attrezzi
decrepiti, razzolano sei paffute bionde piemontesi. Nonostante ad un occhio inesperto possano
sembrare cloni di una stessa gallina-donatrice, la signora Cesira le riconosce senza
fatica e ogni mattina, anche quando piove ininterrottamente da diversi giorni,
anche quando la neve ha ricoperto tutto il cortile e trasformato in un parco
norvegese i suoi ferrivecchi da contadino, entra nel pollaio e versa nella
grande ciotola un minestrone di pane avanzato, bucce miste e foglie di cavolo o
insalata. Poi si affaccia al nido prende le uova.
Le
galline vanno trattate bene: devono
avere la loro zuppa tutti i giorni, calda in inverno; devono dormire sulla
paglia pulita e asciutta e, soprattutto, ascoltare un po’ di chiacchiere in
compagnia, come ogni creatura che si rispetti. Questo pensa la signora Cesira;
in fondo sono le sue migliori amiche. E quest’anno Brunetta compirà diciotto
anni; è un po’ spennacchiata, come lei dopotutto.
Vicino
alla sua casetta, c’è un allevamento intensivo. Gli odori che escono da quelle
stalle non piacciono alla donna; quei mangimi, quelle deiezioni sintetiche le
ricordano la sua unica visita all’ospedale, quella volta che suo nipotino, che
stava diventando davvero bravo a piantare i chiodi, le aveva schiacciato il
pollice con il martello. Preferisce che i campi, le stalle abbiano quel buon
profumo di letame vero.
Ogni
tanto, più o meno due volte all’anno, il signor Rossi (anche questo è un nome
di fantasia, benché molto poca) finge di passare davanti al suo cancello per
puro caso e, dopo tre o quattro stupidi convenevoli, ci riprova e le chiede di
comprare la sua cascina.
-
Pensi come starebbe comoda in una stanza riscaldata, con cuochi che cucinano
per lei e nessun animale da accudire. –
Lei
sorride e finge una speranza che non sente: - Eh, chissà se riuscirò mai –
commenta guardando lontano.
- Se
vuole, le compro tutto io, anche le galline, tanto sono vecchie. – Le osserva
con fare sapiente – avranno almeno cinque o sei anni – conclude.
La
signora Cesira fa una faccia strana, alza le sopracciglia e le spalle
contemporaneamente e sospira. Allora il signor Rossi gira i tacchi e torna
dalle sue bestie puzzolenti, biascicando un “Buongiorno” a metà bocca.
La
donna lo guarda allontanarsi caracollando come un cow boy (questa parola la sa,
e anche “Dvd”, quelli con i film di John Wayne che le ha regalato sua figlia)
poi si alza e se ne va nel pollaio a raccontare l’ultima avventura del signor
Rossi alle sue galline.
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