Aaron
è impiegato nella casa editrice di famiglia, una azienda che si occupa di
pubblicazioni a pagamento e di manuali di facile vendita. Ha un leggero
handicap di cui non sembra preoccuparsi, salvo poi irritarsi quando qualcuno
glielo fa notare; una sorella protettiva che lavora con lui, di cui però teme
da sempre il giudizio; una bella casa e
una moglie. Ma questo solamente ad un primo, superficiale sguardo.
A
trentacinque anni resta vedovo, a causa di un incidente banale ed evitabile. La
sua vita, al contrario di quello che potrebbe accadere, non viene sconvolta,
ma, giorno dopo giorno, subisce mutamenti appena percettibili, eppure radicali.
Lasciandosi trascinare dal destino, senza opporre una troppo vigorosa
resistenza, Aaron si trasferisce da sua sorella e inizia suo malgrado la
ristrutturazione della casa. Dopo un periodo di solitudine, ricomincia a
frequentare gli amici e i parenti, non più, come in precedenza, in modo
passivo, ma scegliendo il modo e il momento.
In questo
percorso, ad un tratto, compare la figura di Dorothy: non un ricordo sfumato,
ma una vera persona, che gli appare al fianco nei luoghi più improbabili. Poche
frasi pronunciate dalle sue labbra saranno il punto d’avvio per una riflessione
sempre più cosciente di quel che era il loro matrimonio, fino a condurre il
protagonista ad una consapevolezza mai conosciuta.
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