Ci
sono sicuramente diversi ostacoli per chi, da una città della pianura, si trova
costretto a trasferirsi, anche solo per una breve vacanza, in un paese di
montagna; come del resto è certo il contrario. Il primo si troverà ad
affrontare salite ripide, discese impervie e rimarrà stupito di fronte ai
marciapiedi dalla forma fantasiosa, che si allargano e restringono in modo
imprevedibile e creativo, quasi un progetto di Gaudì. Il secondo ammirerà
stralunato la lunga linea dell’orizzonte, le proporzioni gigantesche della
prospettiva a perdita d’occhio, la chiassosa e continua fila di automobili.
Eppure,
nel lungo periodo di adattamento necessario, uno dei maggiori ostacoli sarà
l’uso del clacson.
Nella
città di pianura, al conducente patentato, questo necessario strumento può
servire:
1: per
sollecitare con piccoli colpi l’automobilista fermo al semaforo di fronte a lui
mentre scrive un appunto, si passa il rossetto, cambia il CD, esplora con dita
diverse le sue cavità nasali.
2: sveltire
il pedone che attraversa, con cane al guinzaglio, sulle strisce.
3:
precedere la salva di gestacci indirizzati a chi gli ha tagliato la strada
all’incrocio.
Nelle
stradine di montagna il suddetto strumento serve per:
1:
salutare l’edicolante appoggiato allo stipite della porta
2:
salutare lo zio affacciato alla finestra del primo piano
3:
precedere la salva di gestacci indirizzati al barista che ha perso l’ennesima
partita di calcetto la sera prima.
4: ultimo,
ma non per importanza, segnalare il proprio arrivo all’ennesima curva, onde
evitare lo scontro o anche solamente lo struscio contro l’auto proveniente in
direzione contraria.
Questo
è indubbiamente l’uso più difficile da apprendere per i neo-montanari, che
dovrebbero, prima del trasloco definitivo, seguire un apposito corso. Tenterò
di riassumerne qui i punti principali.
Innanzitutto
il montanaro è un giocondo personaggio, generoso e altruista sicuramente;
eppure siate certi che suona il clacson in curva non per avvisare voi in un
gesto di amorevole lungimiranza; quindi, arrivando ad un tornante, o anche ad
una semplice curvetta priva di visibilità, se sentite lo squillante beeep,
suonate anche voi. Non è un saluto, è prevenzione.
Inoltre,
nonostante le strade di montagna possano sembrare completamente abbandonate a
causa di buche, piccoli massi dimenticati sul ciglio o alberi abbattuti dal
vento lungo i rigagnoli a bordo strada, sappiate che così non è. Quindi è
possibile (credetemi, lo è veramente) incrociare qualcuno proveniente dalla
direzione opposta.
Da
ultimo, sebbene sia risaputa la naturale giovialità degli abitanti dei paesini
suddetti, essi non suonano il clacson per dare il ritmo alle canzoni che
cantano a squarciagola seduti sui loro sedili del guidatore; se non in rare
occasioni, solitamente precedute da un matrimonio o da una festa patronale.
Informarsi
sul sito dell’ufficio turistico prima di intraprendere un viaggio o una gita.
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