Una casa in
montagna è tranquillità, pace, e la notte è anche un po’ magia. Il silenzio è
solo apparente; nel bosco le foglie sembrano scuotere via il caldo della
giornata, in continue danze e fruscii. I rapaci notturni sibilano e stridono e
il ruscello si ravviva, nella quiete totale. Ma sono rumori minimi, come
potrebbero fare dei folletti giocosi saltando sulle foglie secche e lanciandosi
bacche colorate.
Nessun motore o
clacson, nessun fragore, schianto o boato. Il ronzio del frigorifero sembra
squarciare la quiete e quando, finalmente, si interrompe, ecco di nuovo il
grillo e il gufo.
La nostra prima
notte qui è incredibile. Facciamo le ore piccole semplicemente guardando le
luminosissime stelle, ascoltando la vita notturna del bosco, seguendo
l’intermittenza delle lucciole (da quanto tempo!).
Ci addormentiamo
salutandoci sottovoce, senza puntare la sveglia per il giorno dopo: domenica, la nostra prima domenica nei
boschi, la nostra domenica sussurrata.
Al mattino mi
sveglio per prima e corro a spalancare le imposte piene, che hanno conservato
il buio fino a tardi. Mi affaccio alla finestra riempiendo i polmoni e lì mi
blocco, sbigottita.
Davanti a me, invece del prato splendente di rugiada, una
distesa di auto ricopre ogni superficie possibile. Ne conto (ma perché, poi)
tredici, ma altre si inclinano pericolosamente sul ciglio della strada
sottostante. Mi avvio con un sentore di allarme in cucina e, lentamente,
spingendole con un solo dito, apro le imposte anche lì.
Musica, risate,
richiami che si sovrappongono; tonfi sordi di scuri abbattute e tintinnio di
stoviglie. Sotto la finestra è apparsa dal nulla una folla festante, con
teglie, falò e radioline.
La parola mi
giunge inaspettata: Brigadoon. La
ripeto a voce alta, a me stessa.
Ricordate? Gene
Kelly e Van Johnson a caccia in Scozia, che finiscono a Brigadoon, un villaggio
di pastori? Pane sfornato, fabbri alla forgia, cavalli da tiro, galline per la
strade e, naturalmente, una splendida pastorella che balla come Eleonora
Abbagnato.
Gene Kelly,
reduce da una relazione stantia, si innamora di lei, ma al mattino dopo tutto è
svanito: carretti decorati, donne agghindate a festa, musiche, canti, tutto
scomparso. Una radura silenziosa dove c’era la piazza del mercato, rocce
muscose al posto delle case e su di esse un ballerino desolato, perché con
tutta la baracca è scomparsa anche la sua bella.
Un giorno solo
può vivere il paesino, un giorno solo ogni cento anni.
Scuoto la testa e
mi risveglio da questo sogno ad occhi aperti. Richiudo la finestra.
Un giorno solo,
penso, ed un sorrisetto maligno affiora sul mio viso. Mi sento un po’ Norman
Bates.
Nessun commento:
Posta un commento