giovedì 6 agosto 2015

Brigadoon

Una casa in montagna è tranquillità, pace, e la notte è anche un po’ magia. Il silenzio è solo apparente; nel bosco le foglie sembrano scuotere via il caldo della giornata, in continue danze e fruscii. I rapaci notturni sibilano e stridono e il ruscello si ravviva, nella quiete totale. Ma sono rumori minimi, come potrebbero fare dei folletti giocosi saltando sulle foglie secche e lanciandosi bacche colorate.
Nessun motore o clacson, nessun fragore, schianto o boato. Il ronzio del frigorifero sembra squarciare la quiete e quando, finalmente, si interrompe, ecco di nuovo il grillo e il gufo.
La nostra prima notte qui è incredibile. Facciamo le ore piccole semplicemente guardando le luminosissime stelle, ascoltando la vita notturna del bosco, seguendo l’intermittenza delle lucciole (da quanto tempo!).
Ci addormentiamo salutandoci sottovoce, senza puntare la sveglia per il giorno dopo:  domenica, la nostra prima domenica nei boschi, la nostra domenica sussurrata.
Al mattino mi sveglio per prima e corro a spalancare le imposte piene, che hanno conservato il buio fino a tardi. Mi affaccio alla finestra riempiendo i polmoni e lì mi blocco, sbigottita. 
Davanti a me, invece del prato splendente di rugiada, una distesa di auto ricopre ogni superficie possibile. Ne conto (ma perché, poi) tredici, ma altre si inclinano pericolosamente sul ciglio della strada sottostante. Mi avvio con un sentore di allarme in cucina e, lentamente, spingendole con un solo dito, apro le imposte anche lì.
Musica, risate, richiami che si sovrappongono; tonfi sordi di scuri abbattute e tintinnio di stoviglie. Sotto la finestra è apparsa dal nulla una folla festante, con teglie, falò e radioline.
La parola mi giunge inaspettata: Brigadoon. La ripeto a voce alta, a me stessa.
Ricordate? Gene Kelly e Van Johnson a caccia in Scozia, che finiscono a Brigadoon, un villaggio di pastori? Pane sfornato, fabbri alla forgia, cavalli da tiro, galline per la strade e, naturalmente, una splendida pastorella che balla come Eleonora Abbagnato.
Gene Kelly, reduce da una relazione stantia, si innamora di lei, ma al mattino dopo tutto è svanito: carretti decorati, donne agghindate a festa, musiche, canti, tutto scomparso. Una radura silenziosa dove c’era la piazza del mercato, rocce muscose al posto delle case e su di esse un ballerino desolato, perché con tutta la baracca è scomparsa anche la sua bella.
Un giorno solo può vivere il paesino, un giorno solo ogni cento anni.
Scuoto la testa e mi risveglio da questo sogno ad occhi aperti. Richiudo la finestra.
Un giorno solo, penso, ed un sorrisetto maligno affiora sul mio viso. Mi sento un po’ Norman Bates.

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