Per
chi come me abita in una valle circondata da un anfiteatro di montagne che, con
la cima del Rocciavré, si avvicina ai duemilaottocento metri, per chi al
mattino spalanca la finestrella della camera da letto direttamente su quelle
cime, leggendo nelle nebbie dei fondo valle, nell’azzurro del cielo o negli
spennacchi della tormenta i pronostici della giornata, l’idea di dover partire
all’improvviso, anche per lavoro, verso quelle altezze è una vera gioia.
Chissà
poi, ci si chiede leggendo “Pista nera”, come potrebbe essere vivere a
Champoluc, ultimo paese della Val d’Ayas, con la chiostra del Monte Rosa ad
accoglierci ogni mattina come un abbraccio amico, con quelle casette in pietra,
foderate di legno odoroso, con caminetti scoppiettanti e tavolini imbanditi.
Ma
forse, per qualcuno che si chiama Rocco Schiavone, che ha dovuto lasciare con
enorme rimpianto la calda e caotica Roma, non è tutto così poeticamente
desiderabile. E poi, con queste premesse, potrebbe non trovare, al suo arrivo, un
tappeto rosso disteso per lui, neppure se l’uscio aperto è quello della
questura del paese valdostano. E diventa a questo punto necessario precisare
che il suddetto Rocco Schiavone non viene tradotto nella questura da due
ragazzoni in divisa con due solide manette ai polsi, ma ci arriva da solo, e
nel ruolo non molto simpatico, ma rispettabile, di vicequestore. Schiavone
arriva fresco fresco, anzi semi-assiderato, dalla capitale, e ad accompagnarlo
sono solo voci poco precise a proposito di un mezzo scandalo che dalla città
eterna lo avrebbe condotto tra le nevi e le diffidenze dei montanari.
Lui,
però, non si cura di chiarire alcunché e a trascinarlo sulle piste, con ai
piedi un paio di Clarks ormai ridotte a carta straccia dalla neve, non sarà un
lavoro facile e gioioso, bensì un cadavere maciullato dalle pale del gatto
delle nevi. Il corpo, così mal ridotto da essere irriconoscibile, sarà il perno
di una vicenda complessa, in cui la piccola ma non per questo innocente
comunità di Champoluc verrà scossa, fino a rivelare ciò che nessuno avrebbe
voluto scoprire.
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