sabato 20 aprile 2013

SpaceLand in Valle Stretta

Il rifugio Re Magi
E’ stata una vera e propria avventura quella che i ragazzi della II E dell’istituto Pascal di Giaveno hanno vissuto in Valle Stretta, durante la gita scolastica dell’11, il 12 e il 13 marzo, partecipando al Campus di tre giorni organizzato dall’associazione culturale SpaceLand, al rifugio Re Magi.
Niente a che vedere con le consuete camminate per musei, o le lunghe scarpinate in viali e corsi metropolitani: cartina militare alla mano, si sono avventurati lungo sentieri innevati per cercare altre mappe, come in una caccia al tesoro; hanno acceso un fuoco nella neve e si sono cucinati il pranzo da soli; hanno simulato il decollo e l’atterraggio di uno Shuttle, osservato le stelle con un telescopio e scoperto i fenomeni astronomici della Via Lattea. Una esperienza didattica nuova, ma decisamente valida.
“Siamo partiti con il treno da Avigliana – spiega la prof. Maria Cristina Benedetti, insegnante di Biologia, una dei due accompagnatori, con il prof. Valter Alovisio di Italiano, - e siamo arrivati a Bardonecchia, dove abbiamo preso un pullman che ci ha lasciati alla partenza della pista di sci di fondo. Eravamo immersi nella neve e nel silenzio, con un panorama emozionante e senza alcun collegamento con Internet o cellulari.”
Ad attenderli c’erano l’ing. Carlo Viberti, creatore ed organizzatore dello SpaceLand,  l’ing. Francesco Massa, suo collaboratore, e la dott. Allais, che ha curato la parte psico-fisica dell’addestramento. Dopo una presentazione, durante la quale sono stati consegnati il cappellino dello SpaceLand e il giubbotto ad ognuno dei partecipanti, hanno diviso in gruppi i ragazzi, e hanno consegnato loro una mappa con le indicazioni per le tappe successive e quindi per il rifugio. Il resto lo hanno fatto i ragazzi stessi.
“E’ stato divertente, ma anche istruttivo – commenta uno di loro. - Abbiamo raccolto legna secca lungo il sentiero innevato, abbiamo scavato una “truna”, cioè una specie di igloo per il fuoco, e abbiamo cotto salsicce e minestra liofilizzata.  Eravamo bagnati e infreddoliti, ma ci siamo divertiti un sacco.”

Il laboratorio SpaceLand mira proprio a questo: avvicinare all’avventura e all’esperienza dello spazio tutti coloro che lo desiderano; far conoscere a tutti l’importanza delle missioni spaziali e dei viaggi a gravità zero, con  i collegamenti con la Fisica, le Scienze e la Medicina. Per questo il campus offre due livelli di addestramento: uno di base e uno intensivo.
I ragazzi dell’indirizzo Scientifico delle Scienze Applicate del Pascal hanno seguito il percorso di primo livello, superando, ancor prima dell’arrivo al rifugio, la prova di orientamento e di sopravvivenza alpina.
La seconda prova consisteva nella simulazione di una missione spaziale, seguendo le procedure di decollo, ingresso orbitale e atterraggio di una navicella Shuttle.
“Ogni gruppo era diviso in due: alcuni erano sul gatto delle nevi, sul quale c’era un simulatore di bordo dello Shuttle – spiega un altro allievo del Pascal, - mentre altri due di noi stavano dentro al rifugio come torre di controllo, e manovravano un joy-stick collegato al computer. Abbiamo sfasciato un sacco di navicelle!” ridacchia alla fine.
“Avevo qualche riserva sulla piena riuscita dell’esperimento – commenta la prof. Benedetti; – una classe di ventisei, con una netta maggioranza maschile, poteva diventare difficile da controllare. Invece i ragazzi si sono adattati in fretta alla situazione, dimenticando subito computer e tv e imparando a collaborare tra loro, ad eseguire gli ordini e a divertirsi con un mazzo di carte o una partita a palle di neve.”
Una doppia valenza educativa, dunque, per questo campus: la condivisione di uno spazio comune come quello del rifugio e l’apprendimento scientifico secondo una didattica non scolastica.
Anche i momenti più convenzionali sono stati un successo, come ad esempio la lezione del  prof. Attilio Ferrari, direttore dell’osservatorio astronomico di Pino Torinese, che, dopo aver presentato una proiezione di foto con fenomeni astronomici, ha insegnato ai ragazzi come osservare il cielo, con un telescopio portato dall’osservatorio stesso.
“Siamo stati fortunati: nonostante le previsioni meteorologiche non belle, abbiamo avuto tre giorni di cielo limpido e sereno. E’ stato emozionante poter osservare il cielo con il telescopio – commenta una studentessa; - l’idea di essere così in alto, isolati dalla neve e lontani da ogni città o paese è stato ciò che più mi ha entusiasmato.”
Il secondo giorno Antonio Lo Campo, giornalista della Stampa esperto in missioni spaziali, ha presentato ai ragazzi la storia delle esplorazioni astronautiche, usando come aula scolastica la sala del rifugio. E nella stessa sala c’è stata la consegna dei diplomi di primo livello ai ragazzi, nonché il premio al team che è riuscito a far decollare, seppur in simulazione, uno Shuttle.
“E’ stato bello vincere il premio. Anche noi che non abbiamo sempre voti alti a scuola abbiamo dimostrato delle capacità!” è il commento sincero di uno del “team”.
La seconda sera c’è stato un momento dedicato alla poesia in musica, grazie al prof. Alovisio, che ha fatto ascoltare ai ragazzi Stella cometa di Jovanotti e Stelle di Guccini. Tra una partita a palle di neve e una a carte, si è creato un momento di silenzio quasi magico, in cui i ragazzi ascoltavano e intervenivano nella discussione con voce leggera, quasi per non turbare l’atmosfera. Doverosa, al termine, una passeggiata alla luce delle stelle e delle pile tascabili.
Carmelina Venuti, dirigente scolastico dell’Istituto Pascal, descrive positivamente l’esperienza: “Poter visitare con occhi diversi un luogo e un ambiente che i ragazzi hanno sotto gli occhi ogni giorno, ma che può rivelare tutt’altro, è fondamentale per l’apprendimento. Se non avessi avuto mille impegni, avrei voluto partecipare anch’io” conclude con un lieve rimpianto.
Sarà per la prossima volta, ci auguriamo con lei.

Pubblicato su La Valsusa

 

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