Il rifugio Re Magi |
Niente
a che vedere con le consuete camminate per musei, o le lunghe scarpinate in
viali e corsi metropolitani: cartina militare alla mano, si sono avventurati
lungo sentieri innevati per cercare altre mappe, come in una caccia al tesoro;
hanno acceso un fuoco nella neve e si sono cucinati il pranzo da soli; hanno
simulato il decollo e l’atterraggio di uno Shuttle, osservato le stelle con un
telescopio e scoperto i fenomeni astronomici della Via Lattea. Una esperienza
didattica nuova, ma decisamente valida.
“Siamo
partiti con il treno da Avigliana – spiega la prof. Maria Cristina Benedetti,
insegnante di Biologia, una dei due accompagnatori, con il prof. Valter
Alovisio di Italiano, - e siamo arrivati a Bardonecchia, dove abbiamo preso un
pullman che ci ha lasciati alla partenza della pista di sci di fondo. Eravamo
immersi nella neve e nel silenzio, con un panorama emozionante e senza alcun
collegamento con Internet o cellulari.”
Ad
attenderli c’erano l’ing. Carlo Viberti, creatore ed organizzatore dello
SpaceLand, l’ing. Francesco Massa, suo
collaboratore, e la dott. Allais, che ha curato la parte psico-fisica
dell’addestramento. Dopo una presentazione, durante la quale sono stati
consegnati il cappellino dello SpaceLand e il giubbotto ad ognuno dei
partecipanti, hanno diviso in gruppi i ragazzi, e hanno consegnato loro una mappa
con le indicazioni per le tappe successive e quindi per il rifugio. Il resto lo
hanno fatto i ragazzi stessi.
“E’
stato divertente, ma anche istruttivo – commenta uno di loro. - Abbiamo
raccolto legna secca lungo il sentiero innevato, abbiamo scavato una “truna”,
cioè una specie di igloo per il fuoco, e abbiamo cotto salsicce e minestra
liofilizzata. Eravamo bagnati e
infreddoliti, ma ci siamo divertiti un sacco.”
Il
laboratorio SpaceLand mira proprio a questo: avvicinare all’avventura e all’esperienza
dello spazio tutti coloro che lo desiderano; far conoscere a tutti l’importanza
delle missioni spaziali e dei viaggi a gravità zero, con i collegamenti con la Fisica, le Scienze e la
Medicina. Per questo il campus offre due livelli di addestramento: uno di base
e uno intensivo.
I
ragazzi dell’indirizzo Scientifico delle Scienze Applicate del Pascal hanno
seguito il percorso di primo livello, superando, ancor prima dell’arrivo al
rifugio, la prova di orientamento e di sopravvivenza alpina.
La
seconda prova consisteva nella simulazione di una missione spaziale, seguendo
le procedure di decollo, ingresso orbitale e atterraggio di una navicella Shuttle.
“Ogni
gruppo era diviso in due: alcuni erano sul gatto delle nevi, sul quale c’era un
simulatore di bordo dello Shuttle – spiega un altro allievo del Pascal, -
mentre altri due di noi stavano dentro al rifugio come torre di controllo, e
manovravano un joy-stick collegato al computer. Abbiamo sfasciato un sacco di
navicelle!” ridacchia alla fine.
Anche i momenti più convenzionali sono stati un successo, come ad esempio la lezione del prof. Attilio Ferrari, direttore dell’osservatorio astronomico di Pino Torinese, che, dopo aver presentato una proiezione di foto con fenomeni astronomici, ha insegnato ai ragazzi come osservare il cielo, con un telescopio portato dall’osservatorio stesso.
“Avevo
qualche riserva sulla piena riuscita dell’esperimento – commenta la prof.
Benedetti; – una classe di ventisei, con una netta maggioranza maschile, poteva
diventare difficile da controllare. Invece i ragazzi si sono adattati in fretta
alla situazione, dimenticando subito computer e tv e imparando a collaborare
tra loro, ad eseguire gli ordini e a divertirsi con un mazzo di carte o una
partita a palle di neve.”
Una
doppia valenza educativa, dunque, per questo campus: la condivisione di uno
spazio comune come quello del rifugio e l’apprendimento scientifico secondo una
didattica non scolastica.Anche i momenti più convenzionali sono stati un successo, come ad esempio la lezione del prof. Attilio Ferrari, direttore dell’osservatorio astronomico di Pino Torinese, che, dopo aver presentato una proiezione di foto con fenomeni astronomici, ha insegnato ai ragazzi come osservare il cielo, con un telescopio portato dall’osservatorio stesso.
“Siamo
stati fortunati: nonostante le previsioni meteorologiche non belle, abbiamo
avuto tre giorni di cielo limpido e sereno. E’ stato emozionante poter
osservare il cielo con il telescopio – commenta una studentessa; - l’idea di
essere così in alto, isolati dalla neve e lontani da ogni città o paese è stato
ciò che più mi ha entusiasmato.”
Il
secondo giorno Antonio Lo Campo, giornalista della Stampa esperto in missioni
spaziali, ha presentato ai ragazzi la storia delle esplorazioni astronautiche,
usando come aula scolastica la sala del rifugio. E nella stessa sala c’è stata
la consegna dei diplomi di primo livello ai ragazzi, nonché il premio al team
che è riuscito a far decollare, seppur in simulazione, uno Shuttle.
“E’
stato bello vincere il premio. Anche noi che non abbiamo sempre voti alti a
scuola abbiamo dimostrato delle capacità!” è il commento sincero di uno del
“team”.
La
seconda sera c’è stato un momento dedicato alla poesia in musica, grazie al
prof. Alovisio, che ha fatto ascoltare ai ragazzi Stella cometa di Jovanotti e Stelle
di Guccini. Tra una partita a palle di neve e una a carte, si è creato un
momento di silenzio quasi magico, in cui i ragazzi ascoltavano e intervenivano
nella discussione con voce leggera, quasi per non turbare l’atmosfera.
Doverosa, al termine, una passeggiata alla luce delle stelle e delle pile
tascabili.
Carmelina
Venuti, dirigente scolastico dell’Istituto Pascal, descrive positivamente
l’esperienza: “Poter visitare con occhi diversi un luogo e un ambiente che i
ragazzi hanno sotto gli occhi ogni giorno, ma che può rivelare tutt’altro, è
fondamentale per l’apprendimento. Se non avessi avuto mille impegni, avrei
voluto partecipare anch’io” conclude con un lieve rimpianto.
Sarà
per la prossima volta, ci auguriamo con lei.
Pubblicato su La Valsusa
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