Quando
Stefania Bertola è entrata alla Casa dei Libri di Rivalta, nel tardo pomeriggio
di sabato 16 novembre, ha dovuto letteralmente fendere la folla, per arrivare
alla postazione in fondo alla libreria. Del resto è ormai dal 1989 che i suoi
libri compaiono sugli scaffali, a cominciare da Luna di Luxor, recentemente ristampato dalla casa editrice Salani,
fino al recentissimo Ragazze mancine,
per un totale assolutamente ragguardevole di dieci libri pubblicati. I suoi
fedelissimi lettori sono dunque numerosi e, soprattutto, curiosi.
“Mi piace
pensare che i miei libri vengano letti un po’ da tutti, non solo da donne o
ragazze” dice con la sua voce morbida e rilassante. “Amo scrivere e amo
raccontare storie, che siano piacevoli e, possibilmente, che facciano ridere.”
Obiettivo
raggiunto, a giudicare dalle teste che annuiscono tutto intorno, corredate di sorrisi
soddisfatti.
“Purtroppo non
posso soltanto scrivere libri, anche se mi piacerebbe, come mi piacerebbe
leggere, viaggiare, guardare film, chiacchierare, ma purtroppo mi tocca
lavorare e siccome quello che mi riesce meglio è scrivere, cerco di approfittarne”.
Per sette anni
impiegata nell’ufficio stampa della casa editrice Einaudi, traduce romanzi di
scrittori come Philip Roth, Tom Wolfe, John Le Carrè, scrive sceneggiature e
programmi radio, in collaborazione con attori del calibro di Michele di Mauro e
Luciana Littizzetto. Una persona instancabile?
“Niente
affatto” sorride, “come ho detto la scrittura mi viene facilmente, ma ciò non
significa che non debba faticare anch’io. Quando comincio un romanzo ho sempre
ben chiari in mente l’inizio e la fine di una storia, poi lavoro per aggiungere
particolari, sottotrame, personaggi. Ci vogliono dei mesi perché la mia idea
iniziale si trasformi in romanzo.”
Come Ragazze mancine, ad esempio?
“L’idea mi è
venuta osservando alcune coetanee delle mie figlie: in loro la crisi economica,
che sentono eccome, non ha causato tutti i problemi che abbiamo noi. Si
scambiano vestitini, lavorano ovunque, si adattano con filosofia e serenità. Allora
ho pensato: cosa capiterebbe ad una ragazza che non ha mai avuto problemi
economici che si trova a dover vivere con pochissimo denaro? Et voila.”
Sì, perché
tutta la vicenda ha inizio quando il marito imprenditore della suddetta ragazza
fugge dopo aver fatto fallimento, ma, invece di restare su una protagonista
afflitta e arrabbiata, la trama si diverte ad inserire una seconda
protagonista, incontrata in un parcheggio di un grande autogrill vicino a
Novara.
“Sono sempre
stata affascinata dagli autogrill a cavallo delle autostrade: questa idea che
si possa entrare da un lato ed uscire dall’altro mi ha sempre solleticato la
fantasia. Era venuto il momento di scriverci qualcosa attorno.”
Attorno,
sopra, sotto e dentro, aggiungerei: Ragazze
mancine ha una ricchezza di colpi di scena, personaggi bizzarri e dialoghi
brillanti da avvinghiare il lettore fino all’ultima pagina e farlo sperare che,
finalmente, qualche regista dallo sguardo lungo ne tragga un film.
Una laurea in Lettere è il titolo di studio che “quasi azzera il rischio di trovare lavoro”, ne è ben consapevole Adele, lettrice curiosa, grande amante dei viaggi, dei musei, delle mostre, nonché delle riviste femminili. Con un marito ricco, anzi, molto ricco, e poco presente, la sua vita di intellettuale-mantenuta sarebbe stata favolosa. Sarebbe, se il marito suddetto non avesse avuto nel sangue anche una discreta dose di disonestà, che ha portato la sua rinomata ditta biellese di sofficissimo cachemire al fallimento, e la sua persona fisica in fuga verso un paese sconosciuto.
E a poco serve
l’apparente frugalità di Adele, che le fa evitare telefonini ultimo modello,
auto di lusso e apparecchi elettronici da mostrare come trofei. Non fosse per
qualche gioiello di valore, peraltro svanito nei conti delle banche, Adele non sarebbe
certo una spendacciona. Certo è che adesso, dopo la fuga, ma che dico, la
sparizione del suddetto marito, le riviste deve recuperarle nei bidoni della
carta, e un lavoro deve anche cercarselo.
Nessun aiuto
dal parentado: sua madre, dopo un breve periodo di ospitalità forzosa, la
scarica volentieri altrove; il cognato, che si è tenuto ben stretto il ramo a
pieno regime della sua quota aziendale, le trova un lavoro da stiratrice e poi
si dilegua.
Mai più
avrebbe pensato, la nostra deliziosa pigrona dai capelli rossi, di ricevere una
mano tesa da una scriteriata ragazza in fuga dall’autogrill, con bambina al
seguito.
Ci sono tutti
gli ingredienti per un romanzo rocambolesco: decine di personaggi stravaganti e
inconfondibili, inseguimenti, colpi di scena, un pizzico di sesso e tanto tanto
umorismo.
Anche questa
volta Stefania Bertola ha fatto centro; con il suo romanzo Ragazze mancine
trascina il lettore, anche il maschio più rude, nel tourbillon di batteristi
rock, avvocati divorzisti e ricchi imprenditori a caccia di gioielli, sì, perché
tutto riporta a un prezioso medaglione…
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