venerdì 15 novembre 2013

Stefania Bertola, Ragazze mancine, Einaudi

Quando Stefania Bertola è entrata alla Casa dei Libri di Rivalta, nel tardo pomeriggio di sabato 16 novembre, ha dovuto letteralmente fendere la folla, per arrivare alla postazione in fondo alla libreria. Del resto è ormai dal 1989 che i suoi libri compaiono sugli scaffali, a cominciare da Luna di Luxor, recentemente ristampato dalla casa editrice Salani, fino al recentissimo Ragazze mancine, per un totale assolutamente ragguardevole di dieci libri pubblicati. I suoi fedelissimi lettori sono dunque numerosi e, soprattutto, curiosi.
“Mi piace pensare che i miei libri vengano letti un po’ da tutti, non solo da donne o ragazze” dice con la sua voce morbida e rilassante. “Amo scrivere e amo raccontare storie, che siano piacevoli e, possibilmente, che facciano ridere.”
Obiettivo raggiunto, a giudicare dalle teste che annuiscono tutto intorno, corredate di sorrisi soddisfatti.

“Purtroppo non posso soltanto scrivere libri, anche se mi piacerebbe, come mi piacerebbe leggere, viaggiare, guardare film, chiacchierare, ma purtroppo mi tocca lavorare e siccome quello che mi riesce meglio è scrivere, cerco di approfittarne”.
Per sette anni impiegata nell’ufficio stampa della casa editrice Einaudi, traduce romanzi di scrittori come Philip Roth, Tom Wolfe, John Le Carrè, scrive sceneggiature e programmi radio, in collaborazione con attori del calibro di Michele di Mauro e Luciana Littizzetto. Una persona instancabile?
“Niente affatto” sorride, “come ho detto la scrittura mi viene facilmente, ma ciò non significa che non debba faticare anch’io. Quando comincio un romanzo ho sempre ben chiari in mente l’inizio e la fine di una storia, poi lavoro per aggiungere particolari, sottotrame, personaggi. Ci vogliono dei mesi perché la mia idea iniziale si trasformi in romanzo.”
Come Ragazze mancine, ad esempio?
“L’idea mi è venuta osservando alcune coetanee delle mie figlie: in loro la crisi economica, che sentono eccome, non ha causato tutti i problemi che abbiamo noi. Si scambiano vestitini, lavorano ovunque, si adattano con filosofia e serenità. Allora ho pensato: cosa capiterebbe ad una ragazza che non ha mai avuto problemi economici che si trova a dover vivere con pochissimo denaro? Et voila.”
Sì, perché tutta la vicenda ha inizio quando il marito imprenditore della suddetta ragazza fugge dopo aver fatto fallimento, ma, invece di restare su una protagonista afflitta e arrabbiata, la trama si diverte ad inserire una seconda protagonista, incontrata in un parcheggio di un grande autogrill vicino a Novara.
“Sono sempre stata affascinata dagli autogrill a cavallo delle autostrade: questa idea che si possa entrare da un lato ed uscire dall’altro mi ha sempre solleticato la fantasia. Era venuto il momento di scriverci qualcosa attorno.”
Attorno, sopra, sotto e dentro, aggiungerei: Ragazze mancine ha una ricchezza di colpi di scena, personaggi bizzarri e dialoghi brillanti da avvinghiare il lettore fino all’ultima pagina e farlo sperare che, finalmente, qualche regista dallo sguardo lungo ne tragga un film.



Stefania Bertola, Ragazze mancine, Einaudi

Una laurea in Lettere è il titolo di studio che “quasi azzera il rischio di trovare lavoro”, ne è ben consapevole Adele, lettrice curiosa, grande amante dei viaggi, dei musei, delle mostre, nonché delle riviste femminili. Con un marito ricco, anzi, molto ricco, e poco presente, la sua vita di intellettuale-mantenuta sarebbe stata favolosa. Sarebbe, se il marito suddetto non avesse avuto nel sangue anche una discreta dose di disonestà, che ha portato la sua rinomata ditta biellese di sofficissimo cachemire al fallimento, e la sua persona fisica in fuga verso un paese sconosciuto.
E a poco serve l’apparente frugalità di Adele, che le fa evitare telefonini ultimo modello, auto di lusso e apparecchi elettronici da mostrare come trofei. Non fosse per qualche gioiello di valore, peraltro svanito nei conti delle banche, Adele non sarebbe certo una spendacciona. Certo è che adesso, dopo la fuga, ma che dico, la sparizione del suddetto marito, le riviste deve recuperarle nei bidoni della carta, e un lavoro deve anche cercarselo.
Nessun aiuto dal parentado: sua madre, dopo un breve periodo di ospitalità forzosa, la scarica volentieri altrove; il cognato, che si è tenuto ben stretto il ramo a pieno regime della sua quota aziendale, le trova un lavoro da stiratrice e poi si dilegua.
Mai più avrebbe pensato, la nostra deliziosa pigrona dai capelli rossi, di ricevere una mano tesa da una scriteriata ragazza in fuga dall’autogrill, con bambina al seguito.
Ci sono tutti gli ingredienti per un romanzo rocambolesco: decine di personaggi stravaganti e inconfondibili, inseguimenti, colpi di scena, un pizzico di sesso e tanto tanto umorismo.

Anche questa volta Stefania Bertola ha fatto centro; con il suo romanzo Ragazze mancine trascina il lettore, anche il maschio più rude, nel tourbillon di batteristi rock, avvocati divorzisti e ricchi imprenditori a caccia di gioielli, sì, perché tutto riporta a un prezioso medaglione…

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