lunedì 25 giugno 2012

Pausa caffè


Sono seduta su una scomoda panchina di un vago materiale, intermedio tra la plastica e un qualche metallo; l’orologio digitale a grandi caratteri segna le dieci e cinque, ma a me sembra di essere qui da ieri sera. La cassiera di fronte a me ha alle spalle un contatore, digitale anch’esso, che con linee quadre simboleggia il numero diciotto. Nella mia mano si scalda fiero un foglietto a freccia con su stampato il diciannove; saltella come un calciatore che sta per entrare in campo, come le mie gambe intorpidite.
D’un tratto la donna, la cui schiena resterà per sempre nella mia memoria, saluta, afferra la borsetta sul banco e si allontana.
Io scatto in piedi, già col sorriso d’ordinanza, ma la cassiera platino dietro il vetro antiproiettile è già in piedi e le sue labbra pronunciano un flebile: - Pausa caffè? - che mi getta nello sconforto.
- Oggi è giovedì - ribatte la tesoriera al suo fianco trasportandomi d’improvviso su poltroncine di velluto, ad assistere ad una rappresentazione di Ionesco. Mi aspetto che il diafano cassiere al suo fianco, fissando un punto in alto, lontano da ogni cosa, risponda:
- Non è di qua, ma è di là. -
Invece lui si volta verso le doppie porte scorrevoli e sorride: – Eccolo – dice.
Un coro di festanti saluti accoglie l’ingresso di un signore mingherlino, dai capelli color paglia, mentre un incomprensibile buonumore serpeggia tra la gente immusonita in coda. Come posseduti da uno spirito buono, le persone si sorridono, si riconoscono, scambiano sguardi fino a prima fissi sui vetri antiproiettile degli sportelli. E la parola “caffè” compare in minime conversazioni improvvisate.
E’ un rito da cui, con una punta di amarezza, sto per sentirmi esclusa, ma non c’è tempo: l’uomo si avvicina anche a me:
- Caffè normale? Macchiato, lungo? - 
Rispondo incerta e lo vedo sparire. Era uno scherzo? Un sogno causato dalla noia?
Mi avvicino allo sportello; la cassiera, sconosciuta, mi sorride allegra. Ritiro le mie carte e mi volto salutando, ed eccolo: tra le due strette ante scorrevoli, appare un vassoio con sei tazze e la banca, dalle orribile piante di plastica, dagli odori sintetici,  viene inondata di aroma tostato.
Credo proprio che il prossimo versamento lo eseguirò di giovedì.

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