La
casa era spuntata quasi all’improvviso, come per un incantesimo: un giorno non
c’era e il giorno dopo eccola là, in mezzo a quell’erba alta, incolta,
circondata di macerie.
La
rete arancione era stata tolta in tutta fretta; qualcuno si era preso la briga
di pulire e, al posto di quella lurida
betoniera, era apparso il cartello “Vendonsi appartamenti”, con quel tono
ufficial-accattivante tipico delle agenzie immobiliari.
L’occhio
non poteva proprio evitarla, così sfolgorante di rosso amaranto, di vetrate
lucide, con i loro bravi feltrini bianchi, a simboleggiare la novità. Anzi, ci
si chiedeva come fosse stato possibile, fino a pochi giorni prima, ignorarla,
nascosta solo da una rete da cantiere.
Anche
Margherita l’aveva notata. Ogni giorno era passata lì davanti con le sue
compagne, senza far caso a quella recinzione, a quelle disgustose erbacce
pungenti. Erano scese ogni mattina, dopo la mungitura; avevano attraversato
docilmente la stradina seguendo Gian, accompagnate dal Nero, che non abbaiava
nemmeno più, tanto erano abituate. Ed ogni sera, molto prima del tramonto,
erano ritornate alla loro stalla, fresca e pulita, con i loro vitellini al
fianco e le mammelle gonfie.
Poi
un mattino, col sole che brillava già alto in quell’inizio estate, la rete era
scomparsa.
E
adesso Margherita era lì immobile, davanti a quella vetrata spaziosa e
invitante; se ne stava lì, con le pesanti zampe ben piantate nel terreno
polveroso, ad osservare con occhi buoni quella sua gemella senza odore.
-
Muuu – fece alzando il muso, e la gemella la imitò, osservandola dalla grande
vetrata al pian terreno.
-
Muuu – fece ancora Margherita, avanzando di un passo verso la nuova compagna
che, sfrontatamente, muggiva verso di lei, forse aggressiva.
La
vacca bonaria, la preferita di Gian, che ogni autunno la portava alla fiera più
per averla al fianco, che per esporla, si mosse ancora in avanti, dimenticando
il suo carattere mansueto e la sua dolcezza. Bisognava subito chiarire, con
quella lì, di chi era il pascolo, di chi era il sentiero. Che non si mettesse
in testa, lei, che non profumava nemmeno di buon letame fresco, di imporre la
sua presenza.
-Wof!
Wof! – latrò all’improvviso il Nero, comparso, chissà come, al fianco di quella
impertinente.
-
Wof! – ripeté, questa volta all’orecchio di Margherita, che voltò il grande
muso con tutta la rapidità di cui era capace, trovandosi il cane proprio
davanti alle larghe narici. Il cane abbaiò ancora un paio di volte, poi si
mosse sul sentiero e la vacca, lentamente, si avviò verso il pascolo con le sue
compagne, certa che il Nero avrebbe risolto tutto, come sempre.
La
sua gemella, rassegnata, si voltò e si incamminò oltre il vetro, scomparendo
alla loro vista.
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