sabato 1 settembre 2012

Riflessi


La casa era spuntata quasi all’improvviso, come per un incantesimo: un giorno non c’era e il giorno dopo eccola là, in mezzo a quell’erba alta, incolta, circondata di macerie.
La rete arancione era stata tolta in tutta fretta; qualcuno si era preso la briga di pulire  e, al posto di quella lurida betoniera, era apparso il cartello “Vendonsi appartamenti”, con quel tono ufficial-accattivante tipico delle agenzie immobiliari.
L’occhio non poteva proprio evitarla, così sfolgorante di rosso amaranto, di vetrate lucide, con i loro bravi feltrini bianchi, a simboleggiare la novità. Anzi, ci si chiedeva come fosse stato possibile, fino a pochi giorni prima, ignorarla, nascosta solo da una rete da cantiere.
Anche Margherita l’aveva notata. Ogni giorno era passata lì davanti con le sue compagne, senza far caso a quella recinzione, a quelle disgustose erbacce pungenti. Erano scese ogni mattina, dopo la mungitura; avevano attraversato docilmente la stradina seguendo Gian, accompagnate dal Nero, che non abbaiava nemmeno più, tanto erano abituate. Ed ogni sera, molto prima del tramonto, erano ritornate alla loro stalla, fresca e pulita, con i loro vitellini al fianco e le mammelle gonfie.
Poi un mattino, col sole che brillava già alto in quell’inizio estate, la rete era scomparsa.
E adesso Margherita era lì immobile, davanti a quella vetrata spaziosa e invitante; se ne stava lì, con le pesanti zampe ben piantate nel terreno polveroso, ad osservare con occhi buoni quella sua gemella senza odore.
- Muuu – fece alzando il muso, e la gemella la imitò, osservandola dalla grande vetrata al pian terreno.
- Muuu – fece ancora Margherita, avanzando di un passo verso la nuova compagna che, sfrontatamente, muggiva verso di lei, forse aggressiva.
La vacca bonaria, la preferita di Gian, che ogni autunno la portava alla fiera più per averla al fianco, che per esporla, si mosse ancora in avanti, dimenticando il suo carattere mansueto e la sua dolcezza. Bisognava subito chiarire, con quella lì, di chi era il pascolo, di chi era il sentiero. Che non si mettesse in testa, lei, che non profumava nemmeno di buon letame fresco, di imporre la sua presenza.
-Wof! Wof! – latrò all’improvviso il Nero, comparso, chissà come, al fianco di quella impertinente.
- Wof! – ripeté, questa volta all’orecchio di Margherita, che voltò il grande muso con tutta la rapidità di cui era capace, trovandosi il cane proprio davanti alle larghe narici. Il cane abbaiò ancora un paio di volte, poi si mosse sul sentiero e la vacca, lentamente, si avviò verso il pascolo con le sue compagne, certa che il Nero avrebbe risolto tutto, come sempre.
La sua gemella, rassegnata, si voltò e si incamminò oltre il vetro, scomparendo alla loro vista.

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