Agosto, che
mese spettacolare! È il migliore dell’estate, il momento in cui le catene
produttive si fermano e chiunque, anche chi non potrebbe farlo, si sente in
vacanza. Il caldo raggiunge le quote più alte dell’anno, appagando i cronisti
dei Tg, che possono così riempire i vuoti di notizie con dati e cifre record.
Sulle spiagge,
almeno così ricordo, la sabbia scompare, ricoperta da una miriade di corpi
assetati di raggi ultravioletti. Nelle città, turisti indolenti vagano tra
opere d’arte e chioschi di bibite e gelati, indossando stoffe leggere e fiorate
e calzando orribili sandali. Qui in montagna i boschi sono esplosi in tutto il
loro vigoroso splendore, la vegetazione è densa e profumata, e promette frutti
autunnali a volontà. Si passeggia volentieri anche nelle ore più calde, sotto i
rami ombrosi e umidi. Si raggiungono le cime con entusiasmo, sapendo che lassù la
temperatura sarà molto più fresca. Anzi, fredda.
Ecco, questo è
il motivo per cui amo agosto, da quando vivo quassù, perché ci coccola col suo
caldo, ma senza più spaventare. Alla sera, durante la cena in cortile, fa
arrivare il buio sempre più presto, togliendo ferocia all’afa pomeridiana. Al
mattino trattiene il sole dietro il crinale per un attimo in più ogni giorno,
lasciando entrare dalle finestre un fresco che potremo conservare tutta la
giornata.
Ed ecco un
temporale improvviso, le gocce pesanti bagnano il terreno e l’asfalto e, una
volta tornato il sereno, il caldo ha perso mordente e cattiveria. Però si può
tornare fuori, apparecchiare alla luce di lampade rustiche e ridere fino a
tardi con gli amici, magari buttandosi una coperta sulle spalle, per fare le
ore piccole ascoltando le cicale quasi stanche.
Qui a 901 metri, un giorno di pioggia in agosto fa tirar fuori dall’armadio quel golfino
leggero che non avevamo messo in naftalina, fa venir voglia di bruciare qualche
ramo secco nella stufa, anche solo per profumare la casa.
E poi il mese
di agosto è quello in cui compio gli anni, e non sarà mica per niente che mi
piace.
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