Come
scelgo i libri che leggo? Non mi riferisco a quelli che valuto, revisiono,
recensisco o presento, che di solito non scelgo; parlo dei libri che leggo per
svago, nel cosiddetto tempo libero.
Intendiamoci,
il criterio di suddivisione tra libri scelti da me e libri letti per lavoro non
è sempre ben definito: talvolta un autore mi propone un testo che è un vero
piacere leggere, altre volte mi trovo con delle ciofeche comprate di mia
scelta, con le mie manine, pagando con euro crocchianti e tanto entusiasmo.
Non
divaghiamo. Come scelgo i libri?
Innanzitutto
leggendo una quantità mostruosa di recensioni. Ho i miei critici preferiti, naturalmente,
quelli che scrivono sui settimanali e mensili che compro regolarmente.
Eppure,
insoddisfatta come una diva capricciosa, ne cerco sempre nuovi, che
riescano ad entrare in sintonia con i miei gusti, peraltro molto ampi. Leggo la
recensione, minuscola o di un’intera pagina di quotidiano, e la ritaglio,
ammonticchiandone pilette sulla scrivania. Poi vado in libreria e, di solito,
dimentico a casa la piletta di fogli. Fortunatamente ho buona memoria, per
queste cose, e anche ottimi amici librai.
Così
è accaduto per Affari di famiglia, la
cui recensione mi aveva colpito per una frase che suonava più o meno così: è come
leggere Wodehouse, ma ambientato a Torino.
Mio!
Poi
le vicissitudini, il poco tempo, i libri già in attesa, i regali di Natale (già,
anche questi fanno categoria a parte, né scelti da me né lavoro, mi sa che
dovrò disegnare un diagramma di Eulero-Venn), lo hanno fatto aspettare, finché
mio marito, grande scroccone di scelte, spesso da lui criticate, lo ha
arraffato per primo. Ed ecco che la mia lettura serale è diventata
faticosissima, con suoi improvvisi scoppi di risa, sobbalzi e “Ti leggo solo
questa…” che interrompevano continuamente la mia concentrazione e le parole di
Nick Hornby.
Ma
veniamo alla recensione.
La
contessa Maria Vittoria dal Pozzo della Cisterna, nobile di gran classe e mondanità,
versa in pessime acque; ciò che più teme, però, non è il tracollo finanziario,
ormai inevitabile, bensì quel che potrebbe fare il suo terribile rampollo. Poco
dotato di intelletto e cultura (leggi: tonto), Emanuele è invece bello e
affascinante, così da trovare quasi inevitabile il destino di ingenuo
dongiovanni. Ad approfittarne è una lunga schiera di modelle da rivista di
gossip, belle e spendaccione. Ultima della serie, la fasulla Ludmilla Coprova è
forse la più astuta, essendo riuscita a fidanzarsi con lui, ricevendo in pegno il
koh-i-noor di famiglia.
Maria
Vittoria, nonostante la sua rinomata capacità di adeguarsi ad ogni situazione,
non sa che pesci pigliare e si ritrova in banca, a chieder consiglio alla
fidatissima contabile, proprio nel momento in cui la banca viene rapinata.
E
qui mi fermo perché dovete, ripeto, dovete leggerlo tutto, dalla prima
all'ultima pagina, ovvero ai ringraziamenti che, da soli, valgono già tutto il
prezzo del libro.
Ti ho incrociato e ti ho letto con piacere. Grazie per le tue parole e un saluto al marito scroccone che ha tutta la mia solidarietà! Abbraccio sincero. Fra
RispondiEliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaGrazie Francesco, certe volte ci sono incroci benevoli, che portano a citare l'onnipresente "Giovane Holden", quando dice che "vorresti che l'autore fosse tuo amico per la pelle e poterlo chiamare al telefono tutte le volte che ti gira".
RispondiEliminaMa per tua fortuna non ho il tuo numero di telefono. Aspetterò il prossimo romanzo. Mary