martedì 10 marzo 2015

Francesco Muzzopappa, Affari di famiglia, Fazi

Come scelgo i libri che leggo? Non mi riferisco a quelli che valuto, revisiono, recensisco o presento, che di solito non scelgo; parlo dei libri che leggo per svago, nel cosiddetto tempo libero.
Intendiamoci, il criterio di suddivisione tra libri scelti da me e libri letti per lavoro non è sempre ben definito: talvolta un autore mi propone un testo che è un vero piacere leggere, altre volte mi trovo con delle ciofeche comprate di mia scelta, con le mie manine, pagando con euro crocchianti e tanto entusiasmo.
Non divaghiamo. Come scelgo i libri?
Innanzitutto leggendo una quantità mostruosa di recensioni. Ho i miei critici preferiti, naturalmente, quelli che scrivono sui settimanali e mensili che compro regolarmente.
Eppure, insoddisfatta come una diva capricciosa, ne cerco sempre nuovi, che riescano ad entrare in sintonia con i miei gusti, peraltro molto ampi. Leggo la recensione, minuscola o di un’intera pagina di quotidiano, e la ritaglio, ammonticchiandone pilette sulla scrivania. Poi vado in libreria e, di solito, dimentico a casa la piletta di fogli. Fortunatamente ho buona memoria, per queste cose, e anche ottimi amici librai.

Così è accaduto per Affari di famiglia, la cui recensione mi aveva colpito per una frase che suonava più o meno così: è come leggere Wodehouse, ma ambientato a Torino.
Mio!
Poi le vicissitudini, il poco tempo, i libri già in attesa, i regali di Natale (già, anche questi fanno categoria a parte, né scelti da me né lavoro, mi sa che dovrò disegnare un diagramma di Eulero-Venn), lo hanno fatto aspettare, finché mio marito, grande scroccone di scelte, spesso da lui criticate, lo ha arraffato per primo. Ed ecco che la mia lettura serale è diventata faticosissima, con suoi improvvisi scoppi di risa, sobbalzi e “Ti leggo solo questa…” che interrompevano continuamente la mia concentrazione e le parole di Nick Hornby.
Ma veniamo alla recensione.  

La contessa Maria Vittoria dal Pozzo della Cisterna, nobile di gran classe e mondanità, versa in pessime acque; ciò che più teme, però, non è il tracollo finanziario, ormai inevitabile, bensì quel che potrebbe fare il suo terribile rampollo. Poco dotato di intelletto e cultura (leggi: tonto), Emanuele è invece bello e affascinante, così da trovare quasi inevitabile il destino di ingenuo dongiovanni. Ad approfittarne è una lunga schiera di modelle da rivista di gossip, belle e spendaccione. Ultima della serie, la fasulla Ludmilla Coprova è forse la più astuta, essendo riuscita a fidanzarsi con lui, ricevendo in pegno il koh-i-noor di famiglia.
Maria Vittoria, nonostante la sua rinomata capacità di adeguarsi ad ogni situazione, non sa che pesci pigliare e si ritrova in banca, a chieder consiglio alla fidatissima contabile, proprio nel momento in cui la banca viene rapinata.

E qui mi fermo perché dovete, ripeto, dovete leggerlo tutto, dalla prima all'ultima pagina, ovvero ai ringraziamenti che, da soli, valgono già tutto il prezzo del libro.

3 commenti:

  1. Ti ho incrociato e ti ho letto con piacere. Grazie per le tue parole e un saluto al marito scroccone che ha tutta la mia solidarietà! Abbraccio sincero. Fra

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  2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  3. Grazie Francesco, certe volte ci sono incroci benevoli, che portano a citare l'onnipresente "Giovane Holden", quando dice che "vorresti che l'autore fosse tuo amico per la pelle e poterlo chiamare al telefono tutte le volte che ti gira".
    Ma per tua fortuna non ho il tuo numero di telefono. Aspetterò il prossimo romanzo. Mary

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