Roberto Anelli, Primario di Oncologia all’ospedale Molinette di Torino, ama incontrare i suoi amici una volta al mese per un poker e molte chiacchiere. Le passioni della sua vita, condivise con gli amici di sempre, sono la musica e il calcio.
In una di
queste partite si trova stranamente “servito” con un poker di donne in mano. La
strana coincidenza lo porta a ripensare, nel corso della partita, alle sue quattro
donne, coloro che hanno caratterizzato nel bene e nel male la sua vita,
rendendola unica e affascinante.
La prima di
cui il narratore racconta è Bianca, la Donna di Quadri, splendida e altera
compagna di classe al liceo classico Vittorio Alfieri di Torino, poi magistrato
dalla vita sentimentale travagliata. Il fascino che subisce Roberto è giostrato
da lei come un’arma a doppio taglio e la loro storia vacilla tra l’amicizia e
l’attrazione, lungo tutta la loro vita.
Con lei si
incontrerà in diverse occasioni, nell'arco di quarant'anni, nei locali storici
della città piemontese, facendo respirare al lettore l’atmosfera degli anni
salienti della storia locale.
La Donna di
Picche è quella cui Roberto ha dedicato la sfida della vita: la morte e il
cancro; questo fornisce lo spunto per profonde riflessioni religiose e
spirituali. Nei suoi giorni all’ospedale Molinette, il dottor Anelli la
incontra negli occhi di donne ammalate, vittoriose o sconfitte, combattive o
arrese nel duello con lei. Una di queste donne è una delle amiche di gioventù
dello stesso dottore, Chiara; con lei e con altri amici avevano percorso
l’Italia degli anni Sessanta, per una vacanza indimenticabile, in pullmino e
tenda canadese.
La Donna di
Cuori è Barbara, la moglie che Roberto ha scelto e ancora gli sta accanto,
presenza silenziosa e forte al contempo. Il suo arrivo nella vita dell’oncologo
è preannunciato da due storie d’amore, vissute durante i due conflitti
mondiali.
Nel 1917 il
nonno di Roberto, figlio di nobili laureati, si innamora, contro tutte le
convenzioni, di una “caterinetta” di Torino e va a convivere con lei, sfidando
le ire dei genitori, poco prima di partire per il fronte di Caporetto. La nascita
di ben due figli maschi, unici eredi della famiglia, farà capitolare i genitori
e accogliere Ester.
Nel 1943, il
padre di Roberto viene imprigionato su un treno diretto in Germania, ma riesce
a fuggire; ferito, riuscirà a comunicare l’indirizzo della sua amata,
conosciuta grazie agli scambi epistolari dell’epoca.
Lo stesso
Roberto cercherà la sua Donna di Cuori tra le donne forti sue coetanee. L’arrivo di
Barbara nella sua vita, figlia di farmacisti e farmacista a sua volta, segnerà
il suo fortunato destino di uomo sposato e padre felice.
Roberto, tra
un “rilancio” e un “lascio”, giunge alla sua Donna di Fiori, l’adorata figlia Valentina,
proprio nel giorno del suo matrimonio. Gli attimi che precedono la cerimonia,
dalla partenza da casa all'arrivo alla chiesa di S. Massimo, proprio di fronte
ai giardini Cavour, saranno di stimolo per una riflessione profonda sul senso
della vita. Percorrendo la navata, in mezzo a tutti quei volti amici, Roberto
attraverserà con la mente le fasi della vita di sua figlia: bambina che vede
nel fiume Po un amico, ragazza spigliata e curiosa e, tra poco, moglie.
La partita è giunta
al clou, due i giocatori rimasti, ma una strana nebbia avvolge Roberto, che
deve ora giocare la partita più importante della sua vita.
Basato su un
mix di episodi realmente accaduti e invenzioni narrative dell’autore, Una strana partita è un romanzo coinvolgente, che fa riflettere e divertire.
«Da alcuni anni mi frullava in mente
un canovaccio, sebbene ancora confuso» spiega il dottor Boidi Trotti. «L’ultima
volta che avevo scritto qualche cosa era stato per l’esame di Maturità; poi
ovviamente, testi scientifici e relazioni di lavoro, ma niente di ludico. Così
il 7 gennaio, ad una settimana esatta dalla pensione, ho iniziato una confusa,
ma reale, “Strana partita”».
Alessandro Boidi Trotti |
Dunque una necessità di reinventarsi?
«Non avendo particolari hobbies, mi
sono chiesto cosa mi piacesse e, indirettamente, potesse essere utile ad altri,
qualche cosa però che fosse davvero mio. Volevo fare il punto sulla mia
esistenza, essendo giunto ad un bivio importantissimo; volevo interrompere più
di quarant'anni di vita professionale, per fare un po’ di chiarezza in me e
anche, lo confesso, per proporre l’”Alessandro pensiero”. Tutto, però, con ironia,
soffermandomi sui miei interessi culturali, cioè il calcio, o meglio la Juve,
le canzoni, in particolare quelle degli anni Sessanta, le battute di spirito,
la mia Torino, la sua Storia, i suoi caffè, le carte e specialmente l’amicizia.
Devo confessare che da quasi subito lo scrivere mi ha dato un senso di libertà,
come di un viaggio, per me che detesto i viaggi turistici, nel tempo e nello
spazio, senza barriere».
Il filo conduttore, però, sono le
donne; non solo le quattro protagoniste, ma anche molti personaggi secondari
sono femminili. Cosa rappresenta per lei la donna?
«Bella domanda! Come vorrebbe il mio
protagonista, il dottor Roberto Anelli, mi illudo di sapere parlare con le
donne, ma lascio a loro l’ardua sentenza. Dovendo rispondere direi: sono il
vero mistero della vita, ma guai non fosse così. Del resto nella Bibbia si
narra che, quando Dio la creò, l’Uomo
fosse addormentato quindi…»
A chi consiglierebbe il suo libro?
«Spero possa interessare tutti. I miei
coetanei che ritroveranno la vita torinese degli anni Sessanta – Settanta, ma anche i giovani, che ne hanno certamente
sentito parlare. Mi auguro piacciano a tutti le capatine storiche sulla Prima e
la Seconda guerra mondiale, frutto dei
racconti sentiti dai miei nonni nell’infanzia. E ovviamente ai miei
amici, sebbene io tema molto il loro giudizio. Alcuni di loro sono volutamente
riconoscibili, anche se ho voluto cambiarne qualche caratteristica. Spero che
dopo la prima lettura, dettata dalla curiosità, riprendano il libro in mano per
vederlo anche sotto altre prospettive».
Un po’ di paura, dunque, e anche curiosità
per le reazioni che avranno i lettori?
«E’ difficile mettersi in gioco così.
Spero che lo apprezzino tutti e si ricordino che questo non è il mio
mestiere, ma che ho profuso il massimo
impegno in questo esperimento, magari anche creando eccessive aspettative.
Inoltre credo in una diversa lettura tra maschi e femmine. Per chi non mi
conosce, spero si lasci coinvolgere, si lasci condurre da argomenti magari non
scontati; ho cercato di trasmettere il concetto che si può parlare di cose
serissime anche in un romanzo, ma anche che bisogna sapere ridere e divertirsi».
Ha parlato di aspettative da parte del
pubblico di lettori conosciuti. C’è qualcuno in particolare che l’ha incoraggiata,
che ha letto le sue prime pagine quando ancora non si parlava di un vero e
proprio libro?
«Mia moglie Francesca, la Barbara del
libro, ha letto la prima stesura ed è rimasta sorpresa, anche stupita. Forse
non è stato facilissimo per lei, rivedersi come personaggio. Mi ha dato
suggerimenti ed esortazioni utili e incoraggianti. Anche i miei figli Federico
e Elena (la Donna di Fiori), dopo la sorpresa iniziale per questa attività
paterna, mi hanno spinto a continuare. Non hanno letto ancora nulla del libro,
ma forse temendo una mia involuzione da pensione, hanno visto una nuova
vitalità. Aggiungo anche la mia editor Maria Teresa: una comune amica ci ha presentati; le ho
chiesto di leggere la prima stesura, per dirmi se dovevo buttare tutto nel
cestino o se aveva un senso quello che avevo iniziato. La risposta è nelle
vostre mani. E infine due amiche misteriose:
è colpa loro se siamo arrivati qui. Ancora donne, come vede».
Sappiamo che, nonostante la promozione
del libro la terrà impegnata nelle prossime settimane, è già all’opera con un
nuovo romanzo. Può parlarcene?
«Sono appena agli inizi, ma sarà
un’opera molto diversa, di cui non accenno ancora nulla».
Allora arrivederci al prossimo libro.
Nessun commento:
Posta un commento