Lina
Cerrato
Elena
Di Bella
Rocco
Di Narbonne
Sara
Goria
Anne-Mette
Lund
Daniela
Negro
Alesandro
Piva
Sonia
Rolando
Gabriella
Tessa
a
cura di Maria Teresa Carpegna
In copertina grafite di Vinicio Perugia |
Ancor
di più è difficile per me recensire un’antologia che ho praticamente visto
nascere, nei corsi-laboratorio che ho condotto in diverse occasioni, sia nel
rifugio Palazzina Sertorio, in Val Sangone, sia tra le mura della mia
mansarda.
Tutto
ebbe inizio quasi un anno fa, il 30 novembre 2013, con un weekend trascorso nel
rifugio, sotto un’abbondante e ovattante nevicata. Letture di grandi autori
come ispirazione e guida, perché non ci si dimentichi mai che per poter scrivere
bene bisogna leggere, e leggere di tutto. Poi, penna e blocco di carta alla
mano, alla luce di tenui candele, sono nati i primi racconti, che ora vedono la
ribalta della pubblicazione.
I
generi letterari delle singole opere brevi sono ben diversi tra loro; leggendo il libro, ci si trova di fronte a
storie in cui l’impronta può essere sentimentale, oppure più riflessiva, ma
anche dinamica. In molti di essi troviamo una narrazione più rapida, tipica di
chi nella montagna vede lo scenario di imprese sportive, in altri lo stile, più
cesellato, più descrittivo è quello delle opere psicologiche.
Dunque,
come descrivere brevemente l’intera antologia?
In
realtà c’è un filo conduttore che lega tutte le opere contenute, ed è
rappresentato da una sensazione, creata dal silenzio, dalla solitudine, dalla
bellezza talvolta incontaminata dei panorami e dei boschi. Ecco, questo è ciò
che la montagna comunica inevitabilmente in chi cerca di percorrere i sentieri
che si inerpicano su per le valli, sentieri sempre più stretti, sempre più
ripidi.
La
montagna come storia di genti e tradizioni, come superamento dei propri limiti,
in una gara con se stessi; come visione della propria vita, in un parallelo con
gli ostacoli che ogni giorno dobbiamo imparare a superare. La montagna si
trasfigura, racconto dopo racconto, divenendo panorama meraviglioso, guscio
protettivo e rifugio, natura perfetta a rischio di contaminazione umana, che
talvolta sembra ribellarsi e reagire con violenza. I ghiacci, i boschi, la neve
sono abitati da essere incantati e da animali magnifici, percorsi da spiriti
non sempre benevoli.
Ecco
gli stimoli che hanno dato l’avvio agli autori, che li hanno guidati nel dar
vita a personaggi e a farli muovere lungo trame suggerite da quel che nessuno
può insegnare: la fantasia.
Quarta di copertina |
Tutto
è cominciato con un weekend organizzato grazie alla collaborazione di Christian
Ostorero, gestore della Palazzina Sertorio.
Abbiamo
cercato, grazie a letture mirate, l’atmosfera che aiutasse a raccontare, che
invogliasse ad entrare in quel mondo a parte che è la narrativa di montagna. È
nata una collaborazione piacevole, fatta di risate, di silenzi e di letture, ma
ammetto che salire sotto una forte nevicata e trovare nel rifugio quel favoloso
calore rustico sia stato di grande aiuto. Alcuni racconti sono nati proprio in
quella occasione, letti a voce alta dai loro stessi autori la sera, accanto al
fuoco.
«Si
scrive nella pace, nella tranquillità» spiega Rocco di Narbonne, «si vedono
cose che altrimenti passerebbero inosservate, nella superficialità frettolosa
di chi è preoccupato per altro». Il docente universitario, che scrive sotto
pseudonimo, confessa di vedere la montagna come “il grembo capiente di madre
natura”.
«Dovrebbe
essere una fonte di vita, prima di tutto; se lo capiremo avremo qualche
speranza di essere felici» precisa Elena Di Bella, torinese come Luciana
Accomasso, che dei monti ama soprattutto i sentieri da percorrere. «Le idee
migliori mi vengono mentre cammino; mi aiuta a srotolare i pensieri e a
guardare avanti».
«L’ispirazione
si “aggrappa” all’ambiente esterno, ma è già dentro di noi» dice Alessandro
Piva, coazzese di adozione. «Ognuno di noi può ricevere l’impulso al racconto
in un qualsiasi angolo di mondo. Anche una parola detta casualmente può fornire
suggestioni, immagini molto utili».
Anche
Anne-Mette Lund, danese di origine, sottolinea questo aspetto: «La montagna è
per me un luogo esotico, che non fa parte della mia cultura; per questo lo
considero un ambiente misterioso, perfetto per inventare storie».
Un
luogo magari ostile, dove gli elementi sono ancora selvaggi e non controllabili,
ma certamente dove il silenzio regna sovrano. Proprio alla quiete, al silenzio
Lina Cerrato, che aveva solamente dieci anni in quei giorni, ha dedicato un
racconto. È lui la presenza sottile e pregnante che trasmette energia agli
scrittori.
«Mi
sono avvicinata alla scrittura solo negli ultimi anni, ma adesso è diventata
una costante delle mie giornate. I corsi mi hanno incoraggiata a mettere ordine
al mio scrivere autobiografico, ad avvicinarmi a temi non necessariamente
legati alle mie esperienze» è il commento di Gabriella Tessa.
«E
a trovare il coraggio di mettersi in gioco, di far leggere i propri scritti»
aggiunge Daniela Negro, insegnante come Gabriella. «Per una volta dovrò
mostrare le mie opere e mettermi dalla parte dei miei studenti» sorride, ma si
capisce che l’emozione è forte. Pubblicare significa rendere pubblico ed è
comunque una prova emotiva non semplice da superare.
«Da
anni scrivo poesie per sfogare emozioni» precisa Sonia Rolando, che ha già
all’attivo delle raccolte poetiche e un romanzo, Controvento, pubblicato all’inizio dell’anno. «Il mio primo romanzo
è stato una sfida con me stessa: vinta, inaspettatamente!».
«L’amore
per la scrittura nasce leggendo» conclude Sara Goria, che abita in Val d’Aosta
e che quindi, con le cime più alte d’Italia a pochi passi, di montagna se ne
intende. A lei, autrice del romanzo Seconda
classe, pubblicato la scorsa primavera, lascio il commento finale:
«Leggere è come viaggiare senza aprire la
porta di casa, ed è inevitabile che spinga a raccontare qualcosa, qualcosa che
non sia stato ancora scritto, che coinvolga e che emozioni».
In
questo progetto ha creduto la casa editrice Echos di Giaveno, a cui va tutto il
mio ringraziamento, una piccola ma dinamica realtà editoriale della Val
Sangone, con il cuore sul territorio e la mente sul mondo, che sta velocemente
accrescendo le proprie competenze ed espandendo i diversi settori di attività
editoriale.
Mi
auguro davvero che Venti di montagna
possa essere l’inizio di una nuova possibilità per la narrativa.
Presentazione alla biblioteca di Giaveno |