Ho letto fuori
tempo massimo questo splendido romanzo di Recami, pubblicato nel 2009, ma,
avvalendomi della mai abbastanza lodata regola del “meglio tardi che mai”, ho
deciso di pubblicarne la recensione e di consigliare vivamente la lettura di
questo libro, veloce e decisamente piacevole.
Il
protagonista è Giulio, un ragazzino di tredici anni, grande lettore e
appassionato di gialli, specialmente quelli del grande Simenon, che conserva in
una stanza accogliente, riscaldata a legna e appunto ricolma di libri. Questo
amore per il giallista belga è valso al ragazzino il soprannome di “Maigret” e
la nomea di essere un po’ strano, curioso, e di vedere delitti e misteri in
ogni angolo del suo paese di campagna.
Ma qual è
stata la mia sorpresa quando, dopo aver immaginato il piccolo Giulio come un
fragile, pallido e occhialuto divoratore di romanzi, chino e leggermente
ingobbito sulle pagine, ho scoperto che si trattava di “un tipo grosso e
robusto” con “due spalle larghe”, che insieme ai libri divorava, questa volta
letteralmente, tutto il cibo prelibato che sua madre cucinava ogni giorno:
lasagne, fagiani, lepri, panini di salamino tartufato e involtini di quaglia,
tanto per fare un esempio!
La vicenda ha
inizio con Giulio, anzi Maigret, alla fermata dell’autobus, intirizzito per il
freddo e l’umidità della nebbia che sale dal canale. Sta aspettando tutto solo
la corriera che lo porterà a scuola, quando una sagoma confusa appare di fronte
a lui: un uomo, o forse due. Poi un tonfo, una folata di vento che spazza la
cortina di nebbia e le sagome sono svanite. Ma ci saranno state veramente?
Maigret decide
di indagare da solo, perché nessun adulto gli crederà mai. E da quel momento, come
nei migliori romanzi della nostra tradizione europea, i personaggi entrano in
scena uno alla volta, complicando una situazione che all'inizio può sembrare
semplice, quasi banale, e accelerando il ritmo dell’azione, che coinvolge, anzi
travolge, il lettore catturandolo fino all'ultima pagina.
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