venerdì 20 dicembre 2013

Scrivere sotto la neve

Un weekend di scrittura alla Palazzina Sertorio, immersi nella prima neve d’autunno.

Le previsioni avevano annunciato una leggera nevicata a partire dal primo pomeriggio di sabato 30 novembre; alle 13, invece, sul piazzale sopra il santuario di Forno, c’era già una buona spanna di neve, e così sulla strada.
Abbandonate le auto, infilati gli scarponi e gli  zaini, la comitiva di neo-scrittori si è incamminata sotto i fiocchi gelati, accompagnati da un panorama fiabesco e da una buona dose di entusiasmo, fino alla Palazzina Sertorio. Là, nell'incanto del silenzio ghiacciato, l’accoglienza è stata magica: stufa scoppiettante, teiere colme di tè caldo e biscotti al burro.
Qualche ottima lettura come introduzione: Camanni, Hemingway, Krakauer, Perissinotto, Malvaldi; spunti per un’ispirazione che non tarda ad arrivare e, non appena le dita riprendono a muoversi in modo regolare, via alle Bic e ai blocchi di carta.
Niente tablet o portatili, niente luce elettrica: per questo weekend  torniamo alle origini, con carta e penna e lume di candela. Il silenzio è profondo, il crepitio dei ceppi nel focolare è l’unico suono nella stanza. Christian Ostorero, con passo felpato, entra con pentoloni invitanti e solleva coperchi che sprigionano tentazioni.
All’ora di cena ecco i primi racconti completati: ce li leggeranno gli autori stessi dopo cena, trasportandoci nelle atmosfere incantate della fantasia.
La notte è fredda, ma i sacchi a pelo e i calzettoni ci cullano fino al mattino dopo, quando scendiamo nel salone per una colazione da campioni.
Simone e Giovanni Periale arrivano alla Palazzina con l’ultima iscritta, raccontandoci di un sole luminoso che non toccherà le mura della palazzina di caccia fino al 24 gennaio, quando la rotazione terrestre lo porterà di nuovo a salire.
Qualche altra lettura e di nuovo scorrono le parole sui fogli bianchi e, prima del pranzo luculliano, altri racconti vengono letti dai loro autori.

Non è una gara, ma una condivisione di emozioni e di parole, in cui comunque non posso non sottolineare la presenza di Emma e Lina, dodici e dieci anni, che, con i loro racconti, hanno stupito e commosso tutti i presenti. 
Arrivederci a primavera.

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