Un weekend di
scrittura alla Palazzina Sertorio, immersi nella prima neve d’autunno.
Le previsioni
avevano annunciato una leggera nevicata a partire dal primo pomeriggio di
sabato 30 novembre; alle 13, invece, sul
piazzale sopra il santuario di Forno, c’era già una buona spanna di neve, e
così sulla strada.
Abbandonate le
auto, infilati gli scarponi e gli zaini,
la comitiva di neo-scrittori si è incamminata sotto i fiocchi gelati,
accompagnati da un panorama fiabesco e da una buona dose di entusiasmo, fino
alla Palazzina Sertorio. Là, nell'incanto del silenzio ghiacciato,
l’accoglienza è stata magica: stufa scoppiettante, teiere colme di tè caldo e
biscotti al burro.
Qualche ottima
lettura come introduzione: Camanni,
Hemingway, Krakauer, Perissinotto, Malvaldi; spunti per un’ispirazione che non
tarda ad arrivare e, non appena le dita riprendono a muoversi in modo regolare,
via alle Bic e ai blocchi di carta.
Niente tablet
o portatili, niente luce elettrica: per questo weekend torniamo alle origini, con carta e penna e
lume di candela. Il silenzio è profondo, il crepitio dei ceppi nel focolare è
l’unico suono nella stanza. Christian Ostorero, con passo felpato, entra con
pentoloni invitanti e solleva coperchi che sprigionano tentazioni.
All’ora di
cena ecco i primi racconti completati: ce li leggeranno gli autori stessi dopo
cena, trasportandoci nelle atmosfere incantate della fantasia.
La notte è
fredda, ma i sacchi a pelo e i calzettoni ci cullano fino al mattino dopo,
quando scendiamo nel salone per una colazione da campioni.
Simone e
Giovanni Periale arrivano alla Palazzina con l’ultima iscritta, raccontandoci
di un sole luminoso che non toccherà le mura della palazzina di caccia fino al
24 gennaio, quando la rotazione terrestre lo porterà di nuovo a salire.
Qualche altra
lettura e di nuovo scorrono le parole sui fogli bianchi e, prima del pranzo
luculliano, altri racconti vengono letti dai loro autori.
Non è una
gara, ma una condivisione di emozioni e di parole, in cui comunque non posso
non sottolineare la presenza di Emma e Lina, dodici e dieci anni, che, con i
loro racconti, hanno stupito e commosso tutti i presenti.
Arrivederci a primavera.
Arrivederci a primavera.
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