giovedì 12 settembre 2013

Joel Dicker, La verità sul caso Harry Quebert, Bompiani


Recensire un romanzo che da settimane è ai primi posti nelle classifiche è forse un azzardo, ma, dopo aver continuato a ripensarci, credo di non poter più  rinviare il momento. La verità sul caso Harry Quebert è un libro meraviglioso, che può piacere ad ogni tipo di lettore, sempre che si possa decidere di inserire i lettori in categorie.
Innanzitutto si tratta di un poliziesco, in cui l’intrigo viene svelato nelle prime righe, stuzzicando il lettore con le parole di Deborah Cooper, anziana e terrorizzata signora che vive sola in una casa vicino al bosco: “Credo di avere appena visto una ragazza inseguita da un uomo nella foresta.”
Era il lontano 1975 e Marcus Goldman, protagonista e narratore, non era ancora nato. Eppure toccherà a lui raccontare tutta l’intricata vicenda, non da poliziotto, bensì da scrittore di successo, momentaneamente in crisi creativa. La sua fama, lanciata all’improvviso dal suo primo libro, sta lentamente declinando e i giorni, le settimane, passano senza che nemmeno una riga esca dalle sue dita. O meglio, qualcosa scrive, ma nulla gli sembra all’altezza della sua stessa notorietà.
A tendergli una mano arriverà il suo mentore Harry Quebert, suo vecchio professore ed amico, alle cui perle di saggezza sono dedicate le righe di apertura di ogni capitolo. Lo ospiterà nella sua casa vicino al mare, dove ormai trentatré anni prima era scomparsa Nora Kellergan.
E’ un uomo chiuso ma affabile, Harry Quebert, e impareremo a conoscere il suo carattere introspettivo ed enigmatico nel corso della narrazione; così come conosceremo i tanti altri personaggi, diversissimi tra loro, con nomi strani, evocativi e inconfondibili. Le loro vicende si sviluppano su due piani temporali, arricchendo di sottotrame il plot apparentemente lineare del romanzo. 
Così pagina dopo pagina, capitolo prima di capitolo (la numerazione è a ritroso), il romanzo muta, diventa romanzo di formazione, con l’adolescenza scolastica di Marcus, astuto mediocre che diviene “Il Formidabile”, per cui l’incontro con il prof. Quebert sarà il germe di una nuova vita. Diventa romanzo a sfondo sociale mostrando lo spaccato di una cittadina chiusa nel pettegolezzo e nella diffidenza, i cui scheletri emergono pan piano dagli armadi. Scivola nella storia d’amore, infelice, potente e contrastato dalla convenzioni sociali. Tutto ciò senza mai perdere l’ironia e le sottili allusioni di una scrittura che ci fa dubitare se in fondo non si tratti che di un gioco di specchi.
Dialoghi perfetti, personaggi comici o patetici, racconti nel racconto, consigli di scrittura e lettura, una serie continua di colpi di scena: tutto ammicca ad un gioco narrativo col lettore che, al momento di scoprire le carte, sorride soddisfatto.

 

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