E
poi? Forza di volontà, esercizio continuo e duraturo. Non basta ancora?
Sì,
per avere un grande scrittore è sufficiente, ma per avere un grande romanzo no:
ci vuole ancora un ottimo editor. E’ lui che accompagna lo scrittore restando
nell’ombra, suggerendo e mai imponendo, consigliando in base alla sua
esperienza, tagliando con crudeltà e incentivando con tenerezza.
Tutto
ciò è stata Diana Athill, la cui esperienza, appunto, di fervida lettrice e
attentissima editor è stata messa a
disposizione di scrittori illustri come Simone De Beauvoir, Norman Mailer, Philip
Roth, Margaret Atwood, Mordecai Richler, V.S. Naipaul.
Nel
1993, a settantacinque anni, finalmente poté andare in pensione e dedicarsi
alla scrittura, sempre accantonata per lavoro. Così si accorse che la sua vita
era già un romanzo e si dedicò al memoir, ma con una scrittura narrativa e
autoironica che, nella raccolta di lettere Come
pagine di un libro, trova la sua perfetta collocazione.
Nelle
pagine che dal 1981 ha inviato, con scarsa regolarità, al suo amico poeta Edward Field, troviamo il
ritratto inconsapevole di una donna decisa, che sa affrontare le magagne della
vecchiaia, mantenendo la sincerità che il suo carattere le aveva donato.
Così
la Athill ci fa partecipi della sua rabbia verso l’editore André Deutsch, che
l’ha lasciata con una misera pensione, stemperata, man mano che gli anni
passano, dalla pietà di vederlo decadere con la vecchiaia. Ci porta in viaggio
con lei, alle cene e tra le mura di casa sua, sempre circondata da amici,
conoscenti e dal ricordo dei suoi amanti.
Una
vita dedicata alla scrittura e agli amici, come ben ci fa capire in una lettera
del 2002:
“Edward
carissimo, per un terribile momento ho pensato che non ci fossero più penne
in casa! […] Niente penne in borsa, né
sulla scrivania, niente in cucina e neanche in camera […] sono quasi caduta in
preda al panico all’idea di non avere niente con cui scrivere. Vivo proprio di
parole!”
Una
vita che avrebbe potuto scorrere sotto i riflettori del mondo letterario, ma
che invece la Athilla ha vissuto gustandola pienamente, nella consapevolezza
che la vecchiaia arriva, e che bisogna saperci ridere su: “Adesso me ne vado in
giro con due denti soltanto, il che è molto più raccapricciante che averne uno
solo. Quando è accaduto lo stesso a Barbara un mese fa, si è rintanata in
campagna e isolata dal mondo, ma lei d’altronde è sempre stata bella, quindi
immagino avverta più profondamente l’umiliazione.”
Leggere
Come pagine di un libro è sedersi sul
treno di fronte ad una anziana signora dallo sguardo vispo, ascoltare le sue
parole dapprima con educata gentilezza, poi,
man mano che se ne comprende il fascino, restarne avvinti fino a rendersi conto
che siamo arrivati alla nostra stazione e abbiamo la bocca spalancata nello
stesso sorriso stupefatto da almeno un’ora.
Nessun commento:
Posta un commento