Se vi sta
prendendo una smania forsennata di venire ad abitare in montagna, o se vi
sentite semplicemente allettati da una gitarella domenicale, sappiate fin da
subito che qui esistono soltanto due tipi di strade: in salita e in discesa.
Con uno sforzo di
fantasia si possono ancora suddividere le due categorie aggiungendo ad entrambe
due gradi di aggettivo: ripida o ripidissima.
Il concetto di
“strada pianeggiante”, sebbene usato largamente in svariate occasioni, è un
semplice sfoggio di lessico, che non posa su alcuna realtà. Del resto siete in
montagna; ci sono valli, promontori, spaccature, cime, dirupi, avvallamenti,
orridi. Non pianure.
Quindi se per voi
fare un paio di vasche sul lungomare di Varigotti è una faticaccia, attenzione
a bene interpretare un paio di concetti fumosi. Quando
sarete usciti da uno degli splendidi bar che si affacciano sugli slarghi della
via centrale, pronti ed energici per la vostra passeggiata, siate cauti nel
chiedere indicazioni, e mai con la frase: Ma è tanto ripida?
Ecco quali
potrebbero essere le risposte e il loro reale significato.
Ma no, è tutta
in piano: il punto di partenza e il punto di arrivo, per quanta strada ci sia
nel mezzo, sono all’incirca sulla stessa isoipsa. Se poi tra i due punti la strada si diverte a
giocare con salitine, discesucole, rampe e cunette non conta: la
somma tra le une e le altre è zero.
Praticamente è tutta in piano: sette chilometri
di strada sterrata che il fuoristrada del postino fa tutti i giorni, anche con
la neve. A piedi neanche te ne accorgi.
Mah, un po’ sale, ma poco: un sentiero nel
bosco, tra sassi e radici, neanche due ore con passo leggero.
Si figuri che
mia sorella l’ha fatta al nono mese: dieci chilometri di sentiero su pascoli d’alta
quota e rocce.
Se ci vanno le
vacche, non è salita: alpeggio a duemila metri, raggiungibile senza sentieri evidenti, se non quelli creati
dalle vacche stesse nel loro girovagare senza meta.
Solo in punta,
ma saran gli ultimi dieci minuti (detto da uno con la barba): tre ore e mezza
di sentieri ripidi, un’ora di semiarrampicata con corde fisse a cui tenersi. La
cima è uno spuntone di roccia dove ci si può sedere in due, se non piove.
Eh, abbastanza.
Conviene partire presto: sveglia alle 3, viaggio in macchina tra buche e tornanti,
colazione al primo rifugio, tre ore di cammino, seconda colazione al bivacco a base
di crackers (la prima se n’è andata con il mal di montagna), due ore di
cammino ripido, arrivo alla chiesetta in
cima. Chiusa.
Ah, quella sì
che è una bella gita: tornate nel bar e godetevi le chiacchiere in compagnia.
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Mah, un po' sale, ma poco. |