Che
cos’è il “cazzeggio”? Lo Zingarelli limita la definizione all’attività di “chi
parla a vanvera, non seriamente” o anche di chi “dice o fa cose sciocche o
frivole”. Decisamente riduttivo.
Vediamo
dunque di capire cos’è il cazzeggio, sebbene sia un concetto che rifugge da
ogni ingabbiamento, da ogni classificazione, da ogni “forma rigida di pensiero”,
per citare il maestro, nonché autore di questo indispensabile manuale, MassimoTallone. Il cazzeggio è vago, indefinito, sfuggente e, come dice Leopardi,
tutto ciò che è vago è poetico.
Allora
il cazzeggio è poesia? Eh, quanta fretta.
Non penserete mica che un concetto
così complesso e indistinto possa essere imbrigliato in una sola definizione?
Il
cazzeggio è una sinfonia che si esegue mentre si crea, una rapsodia ricca di
coloriture sincopate; è una corrente filosofica che parte dalla diffidenza per poter
immaginare, prevedere, intuire tutto e il contrario di tutto; è una condizione
esistenziale, una proiezione mentale autogenerante, che porta al concetto del cazzeggio danzante.
Innanzitutto
il cazzeggio non può essere ridotto ad una formula, sebbene il suo più grande
maestro Joseph Bimah (di cui ahimè, è scomparsa ogni traccia su testi ed
enciclopedie) ci abbia provato: “trattare con passione le forme del vuoto” è
una sua definizione perfettamente calzante.
Il
cazzeggio è soprattutto una disciplina, che può essere insegnata e imparata. Ci
sono regolari corsi di cazzeggio, sebbene non siano così diffusi come si
potrebbe sperare. Chiunque può iscriversi ai corsi, a qualunque età e senza
preventivi titoli di studio, l’importante è volerlo, o anche no. Durante le
lezioni non è necessario seguire, si può accarezzare un gatto, fare un
pisolino. Quello che conta non sono tanto le lezioni teoriche, quanto
l’applicazione pratica delle regole fondamentali, l’esercitazione che permette
di ottenere un cazzeggio agile e potente, accompagnata dal sorseggiare un buon
vino e da qualche vettovaglia da spilluzzicare, come sostentamento.
E
naturalmente alla fine non ci saranno esami, sia ben chiaro, sebbene sia
necessaria una forte dose di allenamento. Ad esempio sull’esercitare la
diffidenza verso ogni tipo di consiglio, suggerimento o raccomandazione.
Il
cazzeggio non è conversazione, sebbene possa ricordarla, ma soltanto ad un
ascoltatore distratto. Vedete il paradosso?
Come
si comporta il vero cazzeggiatore di fronte alle domande di un conversatore
accanito? Deviando le risposte, eludendo le domande in modo sottile,
evanescente.
Il
cazzeggio può ispirarsi al pettegolezzo, ma tenendosi assolutamente alla larga da
tutti i sentimenti di invidia e vigliaccheria che condurrebbero alla maldicenza.
Il cazzeggio non ha alcuno scopo, nemmeno quello di renderci piacevoli alle persone,
sebbene il maestro di cazzeggio dimostri in molti campi una squisita
sensibilità estetica, ma la rivolge a cose ben più importanti, come ad esempio
il succulento lessico italiano. Un piacere linguistico che non deve portare a
nulla, altrimenti si corre il terribile rischio di cadere nella discussione,
nel comizio, nella conferenza… del resto un buon cazzeggiatore si riconosce
dallo stile.
Da
qui la collezione ricchissima ed esilarante di sinonimi, di creazioni
fantasiose, di citazioni da classici della letteratura che Tallone, grande
maestro di ironia, ci regala all’interno di un manuale che si legge come
zibaldone di trovate.
Nonostante
la rigorosa suddivisione in capitoli, paragrafi, elenchi ed argomenti, Il
maestro dell’arte del cazzeggio svaria in continuazione, arricchendosi di
digressioni e incisi, prendendo sottobraccio il lettore e accompagnandolo
zigzagando a prendersi un buon bicchiere. Un libro che si può sorseggiare
lentamente, come un barolo o trangugiare a sorsate come uno chardonnay fresco;
in solitudine, ma ancor meglio in compagnia di altri aspiranti cazzeggiatori.
Concludo
qui, ringraziando mio padre che, grazie la suo ampio spettro di letture, mi ha
consigliato da adolescente romanzi favolosi, che mi hanno portato ad intraprendere
in maniera inconsapevole il cammino verso il cazzeggio, primo fra tutti il
meraviglioso Pian della Tortilla di
Steinbeck.
Adesso,
però, scusatemi, ma devo andare ad esercitarmi.
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