Alcuni
giorni sono speciali, numeri che si imprimono nell’inconscio fino a perdere
sostanza, fino a divenire immagini, emozioni. Nella mia mente un ricordo, mille
ricordi vengono evocati da un semplice numero; nel mio cuore le sensazioni si
avvinghiano e si confondono solo a sentirne il nome: ventisei.
26:
due cifre, ma un unico simbolo. Un colore, forse il verde, un profumo di rosa
vellutata, un suono melodioso, sicuramente tasti di pianoforte.
Chiudo
gli occhi e lo immagino, con quei due numeri che sembrano darsi la schiena, e
mi sembrano bambini che giocano al duello. Lo pronuncio in un bisbiglio, parola
piana che svanisce in un sospiro.
Se
lo incontro per caso in un romanzo, gioisco. Se lo leggo su un manifesto, un
giornale, persino su uno scontrino, sorrido. Ma la vera magia avviene con il
Grande Incontro: quello tra “26” e
“agosto”. Allora il sorriso si fa più aperto e inevitabilmente l’aria diviene
più densa, colma di attesa. Fino al suo arrivo, come un piccolo Natale, un
natale minuscolo.
La
mattina mi sveglio presto, più del solito, senza una sveglia, senza un rumore
fastidioso. E’ così, non posso farci niente.
Mi
alzo, guardo il cielo grigio, o sfavillante di azzurro, e sorrido. Preparo il
caffè, aspetto che la casa si svegli, faccio colazione e poi…
E
poi chiamo mio padre. Se è in casa semplicemente scendo le scale. Se è via,
come spesso capita in fine estate, prendo il telefono.
-
Auguri! – gli dico ormai da tanti, tantissimi anni; probabilmente da quando ho
imparato a parlare, più o meno quarantasei anni fa, credo.
-
Auguri a te! – mi risponde, e di nuovo, in modo prevedibile eppure coinvolgente
mi emoziono. Mi viene da ridere e mi sento felice. Conto gli anni che ci
separano; trentacinque, sempre gli stessi: un intervallo che rimpicciolisce col
tempo.
- Sai che anche Madre Teresa è nata il 26? –
gli ho detto una volta. O forse me lo ha detto lui, non ricordo.
-
Anche Albus Silente – questa sono io, di sicuro. - E Macaulay Culkin. -
-“Mamma
ho perso l’aereo”? Ma va? – ride. Chissà quante volte abbiamo visto quel film.
-
Ti ricordi nel ’78? Hanno eletto papa Giovanni Paolo I; siamo andati a Roma e
lo abbiamo visto in piazza San Pietro - guarda
lontano. Poi si gira verso di me: - Allora, quand’è che facciamo una bella cena
di compleanno? –
Quando
vuoi, papà. E tanti auguri a noi.