In
ogni caso, che l’Italia sia meravigliosa e ricca di fascino è un dato di fatto
indiscutibile: cattedrali rinascimentali, abbazie, intere città attirano
turisti di ogni parte del mondo, come le nostre bellezze naturali. Basti una
cifra (precisa, questa volta) come esempio: in Italia sono presenti 50 siti
Unesco sui 1007 di tutto il mondo; ovvero cinquanta luoghi così preziosi che
l’intera umanità deve impegnarsi per curarli e preservarli.
A
far parte di questo raggruppamento non sono solamente le opere d’arte, ma anche
il patrimonio naturale italiano, quelle meraviglie della natura per cui l’uomo
non può addursi alcun merito, semmai quello di aver lasciato tutto intatto, cosa
che troppo poco spesso accade. E tutto ciò senza contare i meravigliosi boschi
che colorano e nutrono la nostra penisola.
Quando
ho letto, anzi ho spiluccato, gustando come uno zibaldone di pensieri, come una
guida turistica e letteraria, L’Italia è
un bosco, il mio stupore è cresciuto pagina dopo pagina e la nostra bella e
complessa nazione mi è sembrata davvero un’unica grande foresta, interrotta qua
e là da paesi, città e laghi.
Ho
il privilegio (che non penso di meritare) di abitare fuori dal centro, e con
una passeggiata di venti minuti posso ritrovarmi fra gli alberi. Se cammino
evitando le strade e le mulattiere, posso percorrere chilometri nei boschi,
fino a raggiungere i pascoli d’altura. Eppure, nonostante ami camminare e
osservare la natura intorno a me, non avevo mai riflettuto su quanto gli alberi
possano dire: la storia degli alberi è la storia del mondo.
Ed
è stato Tiziano Fratus, con il suo libro, ad aprirmi una nuova, meravigliosa
visuale.
“L’enciclopedia
arborea” potrei chiamarla, se volessi imitarlo nella invenzione delle parole
che, spiega, è una qualità che ha appreso come poeta e che ora continua ad
affascinarlo: coniare parole sbagliate, giocare con i significati. E con le forme: pini come serpenti e ombrelli,
larici dritti come giavellotti o sdoppiati a diapason, tronchi in cui crescono
altri alberi, radici divelte dalle tempeste che avvolgono ancora i sassi a cui
si ancoravano. Questo è ciò che ci mostra nelle pagine del suo libro,
invitandoci ad andare di persona a cercare in tutta Italia i luoghi
affascinanti e misteriosi che sono i boschi.
Dunque
le foreste del nostro paese come musei a cielo aperto, come forme d’arte, per
una promenade culturale che non può
non condurre a reminiscenze letterarie, agli autori che prima di noi hanno
fatto della natura un rifugio, un paradiso, un tramite con il soprannaturale.
San Francesco per primo, Hanry David Thoreau, ma anche Rigoni Stern con i suoi
animali selvatici, l'immaginifico Buzzati, e i contemporanei Mauro Corona e Erri De Luca, che dai
boschi traggono anche lavoro e piacere.
L’Italia è un
bosco
è ricco di dati scientifici: altitudini, circonferenze di tronchi, percentuali, età, eppure si legge come
un romanzo, cercando di saperne ancora, di scoprire di più. Si va alla ricerca,
tra le pagine, di una nuova nazione, di un paese finalmente da scoprire a
piedi, con lentezza, e in silenzio, nel rispetto di questa forma di vita che
c’era ben prima della nostra nascita e ci sarà certamente quando noi ce ne saremo
già andati.
Tiziano Fratus
alla
Casa dei Libri di Rivalta
giovedì 25 settembre