Nei
libri di Cathleen Schine cerco sempre la sua prosa scoppiettante, il suo stile
impeccabile, l’ironia che le permette di rendere spiritosa anche la storia più
tragica e angosciante.
Così
è stato per Il letto di Alice, o per L’ossessione di Brenda o il più recente Tutto da capo: malattie invalidanti,
separazioni dolorose o litigi familiari non portano il lettore alle lacrime e alla
sofferenza compassionevole, bensì alla profonda consapevolezza che la vita non
è certo facile, ma che vale sempre la pena di viverla con entusiasmo.
In
questo suo ultimo romanzo, Che ragazza!,
ho ritrovato tutta la magia di questa autrice forse sottovalutata qui in
Italia. Dopo il successo di La lettera d’amore,
la Schine è stata un po’ messa in disparte e i suoi romanzi non sono più saliti
sulle vette delle classifiche. Le sue
tematiche sembrano troppo leggere, i suoi personaggi persone comuni, con problemi
banali, mentre è proprio nel loro modo obliquo e totalmente originale di vedere
il mondo che danno forza alle vicende, che trascinano lungo le pagine.
Fin,
il protagonista di Che ragazza!, è
solo un bambino nel 1964, quando si ritrova orfano e deve trasferirsi dalla sua
fattoria tranquilla a NewYork, nell’appartamento caotico della sorellastra
Lady.
Lei
è bellissima e Fin la adora da quando l’ha vista per la prima volta, seduta al
bar di quella piazzetta di Capri, le lunghe gambe al sole, i denti splendenti
nel sorriso divertito e sfrontato. Quella ragazza dal carattere esuberante,
dalla voce melodiosa è tutto per lui, è la sua famiglia; per questo Fin teme di
perderla, teme che all’improvviso, così com’è entrata nella sua vita, svanisca
di nuovo.
Ma
lei lo trascina con sé ovunque, gli fa conoscere i suoi pretendenti, lo assorbe
con le sue premure e i suoi strampalati entusiasmi. Gli regala libri a
quintali, lo indottrina con sit-in alle conferenze dei movimenti di protesta
contro la guerra in Vietnam, non gli nega risposte e tempo. Sebbene il suo
carattere esuberante la faccia sembrare sciocca e anche egoista, pian piano la
sua intelligenza e la sua sensibilità emergono nel corso del romanzo; la
narrazione condotta in terza persona da qualcuno che solo alla fine scopriamo
essere un narratore interno, ci svela la vera natura di Lady: non la frivola
mangiatrice di uomini, ma la fragile ragazza che ha solo una grande paura.
Paura di soffrire, come è accaduto tanto tempo prima, quando aveva scelto di
non avere il bambino che portava in grembo; paura di vivere nel desiderio di
quella maternità non esaudita, di prendere ancora delle decisioni che le
potrebbero causare dolore. Così Lady ripete le sue giornate in modo sempre
identico, senza rendersene conto, senza mai decidere nulla per il suo futuro.
Finché qualcosa le farà tornare il coraggio di andare avanti, anche a rischio
di soffrire ancora.